Sembra solo un lungotevere, uno dei tanti di Roma. Uno di quei lungotevere brutti, trafficati, confusionari che sono il frutto dello scempio urbanistico perpetrato dalla fine dell’800 per costruire gli argini del Tevere, senza tener conto della storia millenaria che si addensava su quelle rive attraverso chiese, torri, case, piazze. Tutto cancellato. Il lungotevere Arnaldo da Brescia fu il primo fuori le mura aureliane, mentre nasceva il primo quartiere, il Flaminio.

Ma in questo luogo di sottovie, incroci, semafori, metropolitana e macchine, tante macchine, s’incrocia la memoria formidabile della Storia. Quella memoria che vorrebbe richiamare la parte migliore di noi ( se ancora c’è) per ritornare ad essere umani e liberi portatori di libertà.

S’incrocia la memoria di uomini e donne “eretici” che con l’offerta della loro vita hanno provato a dare un senso alle loro epoche, una speranza di libertà e giustizia, un sogno di un mondo altro. Eretici, dicevamo, nel significato originale del termine che viene dal greco airesis che vuol dire afferrare, scegliere, eleggere. Uomini e donne che hanno afferrato la vita e non l’hanno subita, che hanno fatto una scelta di emancipazione a fronte degli oscurantismi e delle ottusità del loro tempo, che hanno eletto ideali e valori come supremo senso della vita, non il mero sopravvivere che tanto piace a moltissimi, troppi.

L’eretico annuncia una strada diversa da quella che i propri contemporanei percorrono e in cui si “appecorano”: può essere un’eresia religiosa, sociale, politica, laica. Non ha importanza. E contro di loro scatta sempre l’Inquisizione ( religiosa, sociale, politica, laica, non ha importanza) per bruciarli, cancellarli e, con loro, le loro idee che avrebbero potuto fermentare dignità e libertà.

Siamo andati in questa fredda domenica su quel lungotevere a raccogliere la memoria di Arnaldo da Brescia (1090-1155) che fu l’animatore e la forza pensante della Madre di tutte le Repubbliche Romane: quella del Libero Comune di Roma (1143-1155), che aveva cacciato il papa e cercato di proporre per la  prima volta dal tempo di Augusto una Repubblica laica, diremmo oggi.  Arnaldo, questo straordinario monaco che tuonava contro il potere temporale dei papi come un anticipatore della laicità delle istituzioni, fu impiccato, il suo corpo bruciato fuori della Porta del Popolo e le sue ceneri gettate nel Tevere, proprio lì dove ora c’è quel lungotevere impossibile, perchè di lui non rimanesse niente. Niente che ricordasse… Parleremo di lui e della sua predicazione in un incontro di febbraio per celebrare il 162° anniversario della Repubblica Romana del 1849, che ad Arnaldo s’ispirò.

In quel lungotevere abbiamo raccolto la memoria di Giacomo Matteotti (1885-1924), deputato socialista, fiero oppositore del nascente fascismo che proprio lì, dove le ceneri di Arnaldo erano state gettate nel fiume, fu catturato il pomeriggio del 10 giugno del 1924 e ucciso nella macchina della squadraccia fascista inviata per eliminarlo.

Abbiamo raccolto la memoria del tenente colonnello dei carabinieri Antonio Varisco (1927-1979), collaboratore del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, che aveva provato a fare un po’ di chiarezza nel mistero oscuro delle carte di Moro e che proprio lì, sul lungotevere degli eretici, fu ucciso da chissà quali terroristi il 13 luglio 1979. Eretico a suo modo nella triste Italia dei Misteri che debbono rimanere tali.

Abbiamo raccolto la memoria di Angelo Brunetti (1800 -1849), il Ciceruacchio della Repubblica Romana del 1849, l’animatore popolare della riedizione moderna della Repubblica del XII secolo di Arnarldo. Era nato lì, a pochi passi, in via di Ripetta e la statua che ora si trova sul lungotevere in Augusta, per anni fu posta, invece, qui sul lungotevere Arnaldo da Brescia, il lungotevere degli eretici. Lui, eretico giustiziato con suo figlio dodicenne il 10 agosto del 1849 sul Delta del Po.

Ed infine abbiamo raccolto, ancora, la memoria di Eleonora Pimentel Fonseca (1752 -1799), madrina ed animatrice della Repubblica Napoletana del 1799. Anche lei era nata lì vicino, a via di Ripetta, come Ciceruacchio. Lei, donna eretica perchè amante della libertà e dell’ideale repubblicano, fu giustiziata a Napoli il 20 agosto del 1799.

Uomini e donne “bruciati” dalle varie Inquisizioni. Domenica sera erano tutti lì, con noi, e abbiamo provato a prendere ” le loro ceneri” in mano perchè niente si disperdesse. E sotto quel lungotevere degli eretici abbiamo gettato due fiori nel Tevere per dire grazie a loro: grazie  di essere stati “eretici” e di aver donato la loro  vita, grazie perchè la loro eresia può ancora farci sperare di uscire dalla mediocrità che ci soffoca.

 

 

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