Articoli marcati con tag ‘violenza’

A febbraio Mark Zuckerberg ha pubblicato un manifesto che parla della necessità di costruire una comunità globale e del ruolo di Facebook in questo progetto. Lo scopo della lunga lettera, diffusa attraverso la sua pagina Facebook, non era solo quello di placare le preoccupazioni sul ruolo di Facebook nella diffusione delle notizie false. Era soprattutto un’indicazione del fatto che il social network più grande del mondo non è più semplicemente un’azienda, ma sta per diventare un movimento ideologico mondiale. Leggi il resto di questo articolo »

Le acque del Mar Dolciastro che invadono i giorni del Natale si vanno ritirando. E mentre il calendario liturgico prepara la festa dei Santi Innocenti, l’equivoco culturale e spirituale soggiacente alla periodica inondazione sentimentale si palesa. I vangeli di Luca e di Matteo che si leggono in questi giorni iniziano con due prologhi tragici: le sequenze che dalle doglie di Betlemme alla strage degli innocenti vogliono avvisare l’ascoltatore che l’irriducibile conflitto fra un potere carnefice e la vittima inerme è la cifra della vita di Gesù. Leggi il resto di questo articolo »

Maurizio Viroli – Il politologo, il crepuscolo delle istituzioni democratiche repubblicane e il rischio del sopravvento dei demagoghi

Spiega in incipit l’autore: “Tre grandi opere a me care mi hanno suggerito il titolo: Autunno del Medioevo di Johan Huizinga, Autunno del Rinascimento di Carlo Ossola, e Autunno del Risorgimento di Giovanni Spadolini”. E infatti il libro di cui andiamo a parlare s’intitola L’autunno della Repubblica. Potrebbe anche intitolarsi, parafrasando un verso di Shakespeare, “L’autunno del nostro scontento”: il cahier de doléances è lungo. Maurizio Viroli, politologo e professore emerito a Princeton, i lettori del Fatto lo conoscono bene per essere una delle firme del giornale. Leggi il resto di questo articolo »

C’è un luogo comune sull’America che è rimbalzato nei media tradizionali e sui social media in queste settimane: a fronte dei colpi bassi tra i candidati e degli scandali, svelati o annunciati addirittura da agenzie pubbliche come l’Fbi, cadono i miti sull’America delle regole e della democrazia. Un luogo comune che non coglie nel segno perché non è una novità che la politica americana superi l’immaginazione quanto a spietata durezza. Leggi il resto di questo articolo »

Tutto il mondo guarda con il fiato sospeso all’esito delle prossime elezioni americane, in particolare il mondo occidentale che vede negli Stati Uniti, per utilizzare un’espressione di Paolo Guzzanti, condivisa da una totalizzante maggioranza, ‘il faro della nostra civiltà’. E allora andiamola a vedere, necessariamente a volo d’uccello, la storia di questo ‘faro della civiltà’. Comincia con un vile (Winchester contro frecce) e spietato genocidio, non disdegnando l’uso delle ‘armi chimiche’ allora a disposizione, whisky per fiaccare l’integrità di un popolo altamente spirituale come i Pellerossa. Leggi il resto di questo articolo »

L’uomo occidentale sembra aver perso “un centro di gravità permanente” (e forse anche istantaneo). E’ una sorta di spappolamento generale. Gli individui hanno smarrito qualsiasi punto di riferimento che non sia la loro frustrazione e la ricerca di compensarla in un modo o nell’altro, in qualsiasi modo. In Occidente avvengono stragi, singoli omicidi, suicidi che non trovano altra giustificazione che in uno stato di depressione profonda e generalizzata. Leggi il resto di questo articolo »

CARO COLOMBO, a parte il buon senso del Papa, stiamo ascoltando le più violente e indignate esortazioni a combattere (e se possibile a ucciderli tutti) contro i barbari islamici che sono arrivati al punto di uccidere un prete in chiesa. Per una settimana abbiamo descritto quel delitto come se un simile gesto crudele e tragico non fosse mai avvenuto prima e fosse tipicamente dei folli seguaci di Allah. Possibile che la memoria sia andata perduta per così tanta gente, anche colta, riflessiva e autorevole?

ROBERTO Leggi il resto di questo articolo »

La capacità di immaginare mondi diversi ci ha resi particolarmente pericolosi, non soltanto come cacciatori. La nostra specie ha causato estinzioni in tutto il pianeta. Tra le vittime molti grandi animali e altri tipi di Homo

 

Si parla molto delle cosiddette specie esotiche invasive . Stabilitesi nel nuovo habitat, esse causano l’estinzione di altre specie, facendo variare significativamente gli ecosistemi naturali preesistenti. Nella lunga lista di colpevoli pubblicata dalle autorità che tutelano la biodiversità manca però una specie, di origine africana, che è riuscita in tempi relativamente brevi a invadere l’intero pianeta: Homo sapiens . Su come questo sia potuto accadere, e con quale impatto ambientale, cominciamo ora a farci un’idea, ma esistono ancora molti punti oscuri. Leggi il resto di questo articolo »

Il breve saggio che segue nella traduzione italiana sul fascismo americano di Donald Trump e le sue analogie con i fascismi europei dello scorso secolo, a firma di Chris Hedges è apparso il 1° marzo sul sito web “truthdig!” e “Counterpunch”, prima delle primarie in Florida e nello Ohio. Chris Hedges, corrispondente dall’estero per il New York Times dal 1990 al 2005, premio Pulitzer per il giornalismo, è autore di numerosi bestsellers, ultimo in ordine di tempo “Salari di ribellione: l’imperativo morale della rivolta”. Si definisce socialista e viene considerato uno dei più acuti, aspri e documentati critici del grande Impero d’Occidente. Lucio Manisco


LA VENDETTA DELLE “CLASSI INFERIORI” E L’ASCESA DEL FASCISMO AMERICANO

Le elites educate nelle università hanno scatenato per conto delle corporazioni una brutale offensiva neoliberale contro i poveri del mondo del lavoro. Ora è stato presentato loro il conto. La loro duplicità – impersonate da politici come Bill e Hillary Clinton e Barack Obama – per decenni ha avuto gran successo. Queste elites, molte formate negli istituti “Ivy League” della costa atlantica, hanno sempre parlato di valori – civiltà, inclusione, condanna del razzismo esplicito, fanatismo bigotto, tutela dei ceti medi – pugnalando poi alle spalle le classi inferiori, nell’interesse dei loro padroni corporativi. Il gioco è ora finito. Leggi il resto di questo articolo »

TIZIANO TERZANI  (1938- 2004) AD ORIANA FALLACI (1929- 2006)

 

7 OTTOBRE 2001. LETTERA DA FIRENZE

Il Sultano e San Francesco

Non possiamo rinunciare alla speranza

 

Tiziano Terzani

Oriana, dalla finestra di una casa poco lontana da quella in cui anche tu sei nata, guardo le lame austere ed eleganti dei cipressi contro il cielo e ti penso a guardare, dalle tue finestre a New York, il panorama dei grattacieli da cui ora mancano le Torri Gemelle. Mi torna in mente un pomeriggio di tanti, tantissimi anni fa quando assieme facemmo una lunga passeggiata per le stradine di questi nostri colli argentati dagli ulivi. Leggi il resto di questo articolo »

Lucia Ottobrini 1925- 2015

Lucia Ottobrini, una delle “quattro ragazze” dei Gruppi d’Azione Patriottica

Delle «quattro ragazze» dei Gruppi d’Azione Patriottica, Lucia Ottobrini è stata certamente quella dal carattere più riservato. Rispetto alla Maria Teresa Regard corrispondente dal Vietnam, alla «ragazza di via Orazio» Marisa Musu, o al «cuore di donna» di Carla Capponi la sua è stata una personalità tanto più austera quanto straordinaria. Lucia è morta sabato scorso a Rocca di Papa mentre nella sede di via dei Giubbonari a Roma suo marito Mario Fiorentini ritirava per il settantesimo anno consecutivo la «tessera del Partito» per entrambi. Tra le sue carte conservate, con quelle dei Gap di Roma presso l’Archivio Storico del Senato, si possono trovare tante tracce di una vita vissuta in modo pieno ma intimo. Una foto con la dedica di amicizia e ringraziamento scrittale da Ho Chi Min, il racconto dei suoi nove mesi di lotta partigiana, le impressioni tragiche su un paese sommerso dalle macerie materiali e storiche del regime fascista. Leggi il resto di questo articolo »

“Allahu Akbar!”, “Allahu Akbar!”, “Allahu Akbar!”.

Il grido assassino, ritmato dagli spari dei kalashnikov, che strozza il rumore felpato di una redazione di giornale in rue Nicolas Appert 10, al centro di Parigi, non è un neologismo dei tempi moderni, né la nuova, orrenda strategia inventata dagli estremisti islamici dell’Isis, ma l’aggiornamento agli anni duemila di una aberrazione antica quanto la storia dell’uomo. Non vogliamo sminuire la gravità e la drammaticità di quanto è accaduto a Parigi, ma semplicemente denunciare l’ipocrisia di quanti (e sono molti, molto più di quanto si possa immaginare) rivendicano per sé una innocenza inesistente, vantando una superiorità tutta presunta. Leggi il resto di questo articolo »

Da Abu Ghraib ai reporter sgozzati. Cosa resta di un principio che infonde leggi e costituzioni.

Lo spirito del nostro tempo è orientato alla dignità, come un tempo lo fu alla libertà, all’uguaglianza davanti alla legge, alla giustizia sociale. Tutti s’ispirano, o dicono d’ispirarsi, alla dignità degli esseri umani, soprattutto dopo lo scempio che ne hanno fatto i regimi totalitari del secolo scorso. Tutto bene, allora? Finalmente un concetto e una concezione dell’essere umano – un’antropologia – in cui si esprime un valore sul quale tutti non possiamo che concordare? Un pilastro sul quale un mondo nuovo può essere costruito? Cerchiamo di darci una risposta, lasciando da parte le buone intenzioni, le illusioni. La legge fondamentale tedesca inizia proclamando la dignità umana «intoccabile». La nostra Costituzione la nomina a diversi propositi. La Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo del dicembre 1948 si apre con la “considerazione” che «il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo». Leggi il resto di questo articolo »

Se Israele vuole l’eredità di quell’ebraismo ridotto in cenere, deve assumerne la piena eredità morale

Yad Vashem è il museo dell’Olocausto di Gerusalemme, il sacrario della Shoà, ma per gli israeliani è ben altro che questo. Quel luogo è per molti aspetti, il topos del senso stesso dell’esistenza di Israele come stato ebraico. Ogni cittadino, ogni fanciullo, ogni soldato, si reca in pellegrinaggio in quel luogo per assumere il pieno statuto identitario di ebreo israeliano. Ogni persona, dal semplice turista o viaggiatore, al più illustre politico in visita in Israele, quale che sia la ragione della sua presenza, sa che ha il dovere di rendere omaggio alle vittime dello sterminio nazista recandosi a Yad Vashem. Leggi il resto di questo articolo »

C’è il Dio edito e il Dio inedito. Per esempio, la lotta fra atei e teisti è una lotta a livello dell’uomo edito, perché gli atei negano il Dio edito. E spesso fanno bene. Molte volte questo Dio edito non è che un tiranno insopportabile, è la cifra che sublima in sé e legittima tutte le forme di dipendenza, è l’autoritarismo portato a vastità metafisiche. Se noi leggiamo la Bibbia, vediamo che c’è un modo di parlare di Dio del tutto omogeneo all’homo editus, alla cultura, quindi un Dio guerrafondaio, sterminatore, e poi c’è il Dio inedito, nascosto, che è il Dio dei Profeti e che troverà la sua manifestazione in Gesù Cristo… Quando noi parliamo di Dio secondo l’homo editus lo assimiliamo a noi, lo trasformiamo a nostra immagine e somiglianza, per cui egli è aggressivo, vuole la sconfitta dei nemici. Le religioni hanno portato nel mondo l’aggressività distruttiva in nome del Dio edito, che non è il Dio nascosto.

Ernesto Balducci  (1922- 1992),  in  La coscienza dell’uomo planetario, 1993

Se la politica è l’arte delle combinazioni che serve a tenere insieme le contraddizioni evitando che scoppino, il nostro sembra essere sempre meno un tempo politico e sempre più un tempo conflittuale. Nutriamo dentro di noi, nel nostro modo di pensare noi stessi rispetto agli altri, fratture che eleviamo a culture, cioè a visioni generali della vita, e che, perciò, diventano difficilmente componibili. Forse, la più profonda perché legata alla biologia, è la frattura generazionale. Leggi il resto di questo articolo »

Cos’è oggi lo Stato? Uomini in divisa che ammazzano di botte (letteralmente) cittadini in difficoltà che allo Stato si erano affidati. Dov’è oggi lo Stato? Nella sala affollata di un sindacato della Polizia di Stato, che inneggia agli agenti condannati dai giudici dello Stato per aver massacrato il ragazzo Federico Aldrovandi. Solidarietà che un giorno potrebbe essere estesa ai loro colleghi nelle cui mani sono morti, tra urla disperate e nel silenzio, Giuseppe Uva, Stefano Cucchi, Michele Ferrulli, Riccardo Magherini. Dove non è oggi lo Stato? Accanto all’ispettore della Polizia di Stato, Roberto Mancini, che per primo indagò sui veleni della Terra dei Fuochi e che nelle centinaia di siti tossici esplorati contrasse quel tumore del sangue che lo ha ucciso e per il quale il ministero degli Interni, organo del governo dello Stato, gli riconobbe un risarcimento di 5 mila (cinquemila) euro. Leggi il resto di questo articolo »

 Hanno suscitato nei giorni scorsi l’indignazione di gran parte dell’opinione pubblica italiana gli insulti di carattere violento e sessista che, anche se molto frequenti nella rete, hanno avuto un’eco particolare sui giornali perché rivolti alla presidente della Camera (mentre lo schiaffo dato in aula da un questore, incaricato di mantenere l’ordine, a una deputata dell’opposizione è passato quasi sotto silenzio). Indignazione ovviamente più che giustificata, a una condizione però: che non ci si limiti alla preoccupazione per la diffusione di atteggiamenti pericolosi e spregevoli o al disprezzo del borghese benpensante, che si sente a posto con la propria coscienza, nei confronti di chi sembra oggettivamente privo di un minimo senso di umanità. Ritengo, infatti, che sia anche necessario cercare di capire le cause di un fenomeno che certo non è esclusivamente italiano ma che nel nostro Paese sembra riguardare un numero particolarmente consistente di cittadini. Leggi il resto di questo articolo »

Un paio d’anni fa fui invitato dall’associazione Beneruwanda a partecipare ad una giornata di memoria del genocidio del popolo Tutsi, nel ricorrere del suo anniversario. In quell’occasione ebbi modo di incontrare la signora Yolande Mukagasana, testimone del genocidio del suo popolo, militante della Memoria e candidata al Premio Nobel per la Pace. Yolande nel genocidio ha perduto marito e figli, lei stessa si è salvata miracolosamente grazie all’aiuto di una donna Hutu. Incontrandola, rimasi profondamente impressionato dalla luce intensa del suo volto e dalle sue parole pacate e ferme nell’esprimere il dolore per l’ignobile opera di negazionismo che è stata avviata anche nei confronti del genocidio dei Tutsi. Leggi il resto di questo articolo »

I recenti episodi di brutalità che hanno avuto come teatro i cosiddetti Cie rivelano che la routine di quei luoghi di reclusione e di internamento si fonda su una costitutiva violazione della dignità umana. Le grandi leggi universali, ma anche le mirabili costituzioni democratiche, fra cui la nostra, assegnano alla dignità un ruolo centrale. La Repubblica federale di Germania ha addirittura edificato l’intero impianto costituzionale sul principio di dignità attribuendogli un valore assiomatico assoluto. Art 1.Comma 1. La dignità umana è intangibile. La nostra Costituzione, pur rubricandola fra i principi fondativi della democrazia, non ha scelto di enfatizzarne in modo così perentorio il significato decisivo. Leggi il resto di questo articolo »

Il femminicidio è, nel suo simbolismo profondo, un atto culturale e quindi di responsabilità collettiva. Vìviamo in un sistema di formazione che esalta la violenza sui deboli, che coltiva l’odio di genere e abolisce il rispetto dell’altro. La cultura di mercato sta sostituendo la cultura dei diritti e dei doveri e nel grande mercato internazionale una delle merci più richieste è il corpo femminile. La cosa peggiore è che le donne stesse hanno talmente bene introiettato il concetto di merce da comportarsi spesso e con molta naturalezza come tale. Non che sentirsi merce porti felicità, ma può dare una inebriante sensazione di essere al centro del desiderio e dell’avidità mercantile, di smuovere un turbine di denaro. Leggi il resto di questo articolo »

il dibattito

Disquisendo della memoria della seconda guerra mondiale, lo storico inglese Tony Judt parla di “eredità maledetta”. Per lo scontro di civiltà che incarnò quel conflitto globale e per le sue truculente appendici (la Shoah, le deportazioni, la bomba atomica). Ma anche per il racconto mitizzato di quelle vicende. Con la (comoda) attribuzione alla Germania nazista di tutte le responsabilità e la presunzione di innocenza degli altri. Compreso chi, come l’Italia, vantava la primogenitura mondiale del fascismo e aveva collaborato strettamente con Hitler e i suoi atroci crimini.

A distanza di settant’anni da quei fatti, il nostro Paese non si è ancora liberato di quell’“eredità maledetta”. E la visione autoassolutoria, con il corollario dello stereotipo de Il cattivo tedesco e il bravo italiano, come titola il saggio di Filippo Focardi (Editori Laterza, 288 pagine, 24 euro), resiste nell’immaginario collettivo. Per dirla altrimenti, ampi settori dell’opinione pubblica italiana condividono il giudizio buonista su Benito Mussolini formulato da Silvio Berlusconi il 27 gennaio scorso. Leggi il resto di questo articolo »

In Libia nel 2011, i francesi, gli inglesi e gli americani intervennero a sostegno dei ribelli contro Gheddafi con il quale, peraltro, avevano fornicato fino a pochi mesi prima. Non furono i ribelli a rivendicarsi in libertà, gliela regalò la superpotenza dell’Occidente con i suoi caccia, i bombardieri, gli aerei-robot (droni) la sua tecnologia. In Mali sta avvenendo il contrario. I francesi, con l’appoggio logistico degli inglesi e degli americani, intervengono a favore del governo di Bamako contro i ribelli islamici che, con l’appoggio della maggioranza della popolazione (l’80 % è di religione musulmana) da qualche anno hanno preso il potere del Mali del Nord fondando uno Stato indipendente che dal maggio 2012 ha una sua capitale, Gao. Adesso, con l’aiuto degli alleati Tuareg, puntano su Bamako per unificare il Paese sotto la legge della Sharia. Leggi il resto di questo articolo »

11 giugno 2013
21:00a23:00

19 maggio 2013
17:00a20:00

Non è grave il clamore chiassoso dei violenti, bensì il silenzio spaventoso delle persone oneste.

Martin Luther King  (1929- 1968)

 

Vedi:  Zitti o perdiamo

 


Il lettore di questo giornale sa che sono un suo collaboratore con una rubrica settimanale e con qualche altra rapsodica «incursione» che mi viene richiesta di tanto in tanto. Spesso approfitto dello spazio concessomi per scrivere di Medioriente e specificamente di conflitto israelo-palestinese (fatto). Ogni volta che, sulla dolorosa questione, esprimo le mie idee strettamente personali e, ribadisco «strettamente personali» perché non rappresento nessuno, piovono contro di me le accuse di ebreo antisemita, nemico del popolo ebraico o traditore (opinioni). Questo avviene tramite mail, post e dichiarazioni su vari blog e siti inviatimi da fanatici, farabutti o sbroccati di varia risma (opinione). Alcune persone, sia amici che detrattori, ritengono che ciò che dico e penso, anche a causa della passione partecipante con cui mi esprimo, abbia un’influenza rilevante a causa della mia notorietà e che quindi dovrei essere cauto (opinione). Io sostengo invece che ogni essere umano, in democrazia, sia libero di esprimere come meglio crede le sue idee (opinione) e se coloro che non le condividono o vi si oppongono ravvisano nei suoi discorsi i reati di istigazione all’odio o al razzismo, possono rivolgersi all’Autorità giudiziaria per denunciarlo (fatto) in luogo di spargere vigliaccamente ripugnanti accuse protetti dalla libertà della rete (fatto). Leggi il resto di questo articolo »

Rottamazione, dice il vocabolario, è l’azione che si compie quando si demoliscono oggetti fuori uso: specie automobili. Vengono triturati, per riutilizzare le parti metalliche. A volte, ottieni sconti sulla nuova vettura. Applicata alle persone e al ricambio di dirigenti politici, è una delle parole più maleducate e violente che esistano oggi in Italia. I rottamatori sono fieri di chiamarsi così, e quando l’operazione riesce esibiscono le spoglie del vinto: «La rottamazione comincia a produrre i primi frutti», ripeteva Matteo Renzi, domenica in un’intervista in tv. La lotta per l’avvicendamento ai vertici della politica ha sue ragioni, e lo stile brutale risponde a un’ansia, enorme e autentica, di cambiamento: si vorrebbe azzerare l’esistente, e come nella poesia di Rimbaud ci si professa «assolutamente moderni». È un conflitto legittimo, anche necessario: che va portato alla luce perché nell’ombra degenera o ammutolisce. È il grande merito del sindaco di Firenze, come di Grillo. Impressionante è la campagna di quest’ultimo in Sicilia: lunga, martellante, è rifiuto del mutismo. Da due settimane è nell’isola; nessuno s’era messo per tanto tempo in ascolto delle sue collere. Ma la parola rottamazione, anche se Renzi intende cambiamento, resta ustionante e parecchi la prendono alla lettera. Leggi il resto di questo articolo »

11 dicembre 2012
21:00a23:00

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27 novembre 2012
21:00a23:00

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È un’immagine che ferisce: quegli immigrati con lo scotch sulla bocca, le mani legate e gli occhi spaventati, la cui foto ha fatto il giro del web, ci dice più di tante parole che cosa siamo. Quale è l’abisso in cui rischiamo di cadere senza più qualsiasi senso di solidarietà e di rispetto umano. L’immigrato vale meno di una merce da spostare da una parte all’altra del mondo. È il segno di un  declino spaventosoLeggi il resto di questo articolo »

Tutti ci stiamo trasformando, senza quasi accorgercene, in tecnici della crisi che traversiamo: strani bipedi in mutazione, sensibili a ogni curva economica tranne che alle curve dell´animo e del crimine. L´occhio è fisso sullo spread, scruta maniacalmente titoli di Stato e Bund, guata parametri trasgrediti e discipline finanziarie da restaurare al più presto. Fino a quando, un nefasto mattino, qualcosa di enorme ci fa sobbalzare sotto le coperte del letto e ci apre gli occhi: un male oscuro, che è secrezione della crisi non meno delle cifre di bilancio ma che incide sulla carne viva, spargendo sangue umano. La carneficina alla scuola ebraica di Tolosa è questo sparo nel deserto, che ci sveglia d´un colpo e ci immette in una nuova realtà, più vasta e più notturna. Come in una gigantesca metamorfosi, siamo tramutati in animali umani costretti a vedere quello che da mesi, da anni, coltiviamo nel nostro seno senza curarcene.

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Ernesto Balducci:  1922- 25 aprile 1992

Davide Maria Turoldo: 1916- 6 febbraio 1992

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Chiedere scusa è forse il primo atto di decenza, che ci si aspetta da chi addolora, offende, tradisce. Innanzitutto è uscire da se stessi, vedere sul volto dell´altro la ferita che ho inflitto. Questo estendere lo sguardo oltre l´Io Kant lo chiama pensare ampio, oltre il circolo che disegno attornoalla mia persona. Posso aver avuto un qualche motivo nel colpire il prossimo, ma l´effetto del colpo non mi appartiene: è ormai nel corpo o nel cuore dell´altro. La giurisdizione è interamente sua. Il suo volto mi si accampa davanti e chiede qualcosa, anche se tace: specie se tace. Chiede che io guardi la ferita, e faccia due operazioni al tempo stesso: che veda dentro me stesso e che veda l´offeso nella sua integralità, non più estraneo perché una parte di me è entrata per effrazione in lui. È stato necessario un secolo cruento, perché la parola assumesse un peso in politica.

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Chi aprisse in questi giorni la pagina web del Commissario ai diritti umani del Consiglio d’Europa, sarebbe subito colpito dal primo grande titolo, che dice: «L’Italia deve proteggere meglio i diritti dei rom e dei migranti». Esso è accompagnato da una fotografia, che riproduce un manifesto, divenuto ben noto, largamente affisso sui muri di Milano durante la recente campagna elettorale per l’elezione del sindaco. Vi si legge: «Milano Zingaropoli con Pisapia» e nel testo si stigmatizza anche il progetto di costruzione di una moschea. Dunque l’Italia, la cui immagine già per altro verso non brilla ora in Europa, è nuovamente e negativamente esposta all’attenzione. E’ possibile che in Italia a pochi interessi cosa dice il Consiglio d’Europa e che le questioni legate ai diritti fondamentali siano da molti trattate con sufficienza e fastidio. Ma così non è nell’Europa di cui l’Italia è parte. E tout se tient quanto ad immagine e a opinione che gli altri hanno della sua credibilità e affidabilità.

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Parlo nel tempo dell’umanità corrotta,
dell’infanzia violata e dei corpi artefatti.

Parlo nel tempo di chi elemosina le briciole di una quotidiana certezza,
come fiere che si divorano per la stessa pietanza,
e tacciono
per non essere cacciate dalla mensa del padrone. Leggi il resto di questo articolo »

C’è chi vede nelle religioni un’immensa fonte di violenza al punto che, se sparisse­ro, il mondo non avrebbe che da guada­gnarci. Altri che, al contrario, le considerano come indispensabili artigiane di pace. Tutti han­no in testa una lunga lista di eventi per corroborare il loro giudizio. Da un lato, atti di violenza inauditi, abietti, barbari, dall’altro testimonianze ammirevoli di solidarietà, compassione, resistenza eroica al ma­le: tutti fatti in nome di Dio. Così, le religioni sono capaci del peggio come del meglio. Ma su cosa pog­giano questi estremi: il potere di fomentare l’odio, di umiliare, di dominare e quello di generare la bontà, l’amore, l’aiuto reciproco? Lo sguardo naturalmente si focalizza prima di tutto sui testi sacri delle grandi religioni. Ciò che colpisce è l’immensa bontà che sprigiona da questi: il Dio degli umili della Bibbia, il Dio dei poveri e degli oppressi dei Vangeli, il Dio misericordioso del Corano e i doveri di solidarietà, di condivisione e di giustizia che ne derivano. “Credere che Dio possa ordinare agli uomini atti atroci di ingiustizia e di crudeltà, è il più grande errore che si possa commettere nei suoi confronti”, scriveva Simone Weil nel suo Lettera a un religioso. Leggi il resto di questo articolo »

Quel che fa paura in questa Italia balcanizzata non è il default del Paese, le mafie, la disoccupazione, ma la banalità del male. La sua quotidianità, il senso di leggerezza di fronte all’abisso delle coscienze. Le tragedie sono ridottela routine, non provocano più sorpresa, né angoscia o repulsione. Sono favole nere, medioevali che ci vengono raccontate a tavola, la sera, mentre ceniamo con i familiari. Echi di orrori trasformati in notizie. Un club di mostri che fanno da sfondo alle nostre giornate e di cui non ci curiamo perché appartengono alla categoria dell’ovvio, come le previsioni del tempo o l’andamento della Borsa. Leggi il resto di questo articolo »

Dee in fuga. Una sera a parlare di dee in fuga dalla Terra, dall’Umanità. Da questa Umanità. Aidos era la dea della vergogna, del pudore, del senso del limite che abbandona il Mondo poichè gli uomini scelgono la Hybris, cioè la tracotanza, il senso di onnipotenza, il superamento di ogni limite. Con Aidos fugge  Nemesi, la dea dell’indignazione e della giustizia compensatrice e fugge anche Astrea, colei che diffondeva i sentimenti di giustizia: diverrà la splendida costellazione della Vergine e da lì ci guarda piangente per come ci siamo ridotti. Leggi il resto di questo articolo »

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