Articoli marcati con tag ‘potere’

Potrebbe essere la parola chiave della governance neoliberale. Il dominio della paura, il potere esercitato attraverso l’emergenza sistematica, l’allarme prolungato. Si diffonde timore, si trasmette ansia, si fomenta odio. Vengono suggerite minacce immaginarie, amplificati pericoli reali. La fiducia svanisce, l’incertezza ha il sopravvento. La paura perde la direzione e prorompe in panico. Leggi il resto di questo articolo »

Oggi il governo Conte proverà con i governatori a mettere un ordine nel caos. Auguri. Ma fra gli effetti collaterali del Covid-19 c’è quello di aver moltiplicato certi interrogativi sul nostro Paese. Leggi il resto di questo articolo »

Da oggi in libreria per Chiarelettere l’ultimo libro di Tomaso Montanari, “Dalla parte del torto“. Ne pubblichiamo uno stralcio.

Abbiamo molte cose per cui vale la pena di combattere: una democrazia vera, un parlamento vero e la partecipazione di tutti alla vita democratica. Un conflitto vero, per una vera giustizia sociale. Una società umana, un’idea forte di collettività. Una ricostruzione dello Stato: di uno Stato giusto, capace di affermare e difendere l’interesse generale. Leggi il resto di questo articolo »

C’è chi li chiama “nativi digitali” e li considera, a differenza degli “immigrati digitali”, dei “tardivi digitali” o degli “analfabeti digitali”, i soli depositari della “saggezza digitale”. Per altri sono la “generazione google”, la generazione prescelta, fortunata perché cresciuta con il mondo e il sapere universale a portata di click. Altri ancora, un po’ più scettici, li definiscono “generazione copia e incolla”, rilevando la natura imitativa e non creativa dei loro processi cognitivi. Leggi il resto di questo articolo »

«Il popolo americano è diviso da una guerra culturale. In più, alcune parti delle sue élite hanno un interesse materiale a creare caos. […] Anche se ufficialmente erano una democrazia basata sulle regole, gli Stati Uniti erano diventati, dopo decenni di economia liberista, un contesto privo di regole per chiunque disponesse di potere tecnologico o finanziario». Paul Mason

«C’è un nuovo totalitarismo all’orizzonte, non imposto da dittatori pazzi, ma prodotto da un adattamento volontario alle nuove dimensioni sociali del potere». Jonathan Friedman

Michel FoucaultSorvegliare e punire, nascita della prigione, Einaudi, Torino 1976

Shoshana ZuboffIl capitalismo della sorveglianza, il futuro dell’umanità nell’era dei nuovi poteri, LUISS, Roma 2019 Leggi il resto di questo articolo »

Una democrazia a rischio. Subordinata alla tecnologia. Sottoposta a perenne sorveglianza. E soprattutto a una sorta di libertà vigilata.

Il libro Democrazia e potere dei dati di Antonello Soro, Garante della Privacy, è un vero e proprio atto di accusa. Non tanto contro il web, ma contro i “signori” del web. Quelli che, come ha dimostrato per l’ennesima volta il recente scandalo Cambridge Analytica, hanno trasformato gli utenti di Internet in una miniera per fare soldi e per orientare persino le elezioni. Leggi il resto di questo articolo »

L’eguaglianza è il principio su cui si fonda l’Occidente. Ma se questo concetto è messo in discussione che cosa resta della nostra identità? Una riflessione a partire dal nuovo saggio di Aldo Schiavone

Di quanta eguaglianza ha bisogno una democrazia per mantenere le sue promesse? Una misura non c’è, salvo quella inventata dal buonsenso pratico degli antichi, secondo cui la dimensione ideale della città democratica doveva consentire ad ogni cittadino da muoversi da casa non prima dell’alba, per partecipare all’assemblea, e di poter ritornare dalla sua famiglia non dopo il tramonto. Leggi il resto di questo articolo »

Stiamo vivendo una stagione di grandi proteste. Da Beirut a Parigi e da Santiago a Hong Kong, milioni di persone sono scese in piazza a manifestare. Si potrebbe quasi essere indotti a credere che tutti questi movimenti di protesta siano mossi dagli stessi motivi e che puntino agli stessi obiettivi. Leggi il resto di questo articolo »

“Era una legge che aspettavamo da 40 anni” ha dichiarato il trentenne capopolitico del Movimento 5 Stelle e ministro degli Esteri, esultando per il voto appena ottenuto da tutto (quasi tutto) il Parlamento. Sto parlando della mutilazione che il Parlamento ha inflitto a se stesso tagliando un bel numero di deputati e senatori e fingendo di farlo spontaneamente e per amor di patria. Leggi il resto di questo articolo »

Si chiama “poltrona” se ad occuparla è un altro. Se mi ci siedo io, allora si chiama pubblica responsabilità al servizio della gente. Si chiama inciucio se si mettono d’accordo gli altri. Se mi metto d’accordo io, se i compromessi li faccio io, si chiama patto per il futuro del Paese. Leggi il resto di questo articolo »

Anche gli insospettabili hanno imparato l’adagio andreottiano sul potere gestendo forni e nomine

La surreale crisi politica d’agosto ci offre una sola certezza: l’età dell’innocenza del Movimento Cinque Stelle si è del tutto esaurita. Nato per scardinare il decrepito sistema dei partiti rimpiazzando la democrazia rappresentativa con la democrazia diretta via web, e sbarcato in massa nel parlamento italiano con l’unico obiettivo di «aprirlo come una scatoletta di tonno», ha finito per integrarsi in pieno con il contenuto di quella scatoletta. Leggi il resto di questo articolo »

Necessario, possibile, suicida? Proviamo a ragionare sul governo M5S-Pd senza evitare nessuna delle numerose pietre d’inciampo. Prima questione: Salvini è un pericolo per la democrazia? Se sì, sono ragionevoli anche i salti mortali per evitare le urne, altrimenti è più giusto e anzi doveroso andare subito al voto, che pure darebbe probabilmente al capo putinista la maggioranza assoluta in parlamento. Pericolo per la democrazia significa fascismo incombente, regime che lo prepara e avvicina a grandi passi. Leggi il resto di questo articolo »

Si assiste in queste ore convulse ad una gara di entusiasmo per il voto anticipato. Nel nome della chiarezza, del non inciucio, del far parlare gli italiani – a destra come a sinistra, tutti stregati dal ritorno alle urne. E Matteo Salvini dirige questo garrulo coro nel quale poco o nulla ci si preoccupa delle possibili conseguenze di un monocolore targato Lega. Leggi il resto di questo articolo »

Appello

Caro direttore, è una normativa perfino peggiore della precedente, questo “decreto sicurezza bis” in procinto di passare al vaglio del Senato. Finalità e scopi restano però gli stessi: restringere sempre più l’area dei diritti e dunque della civiltà. Leggi il resto di questo articolo »

Raniero La Valle

Care Amiche ed Amici,

la Camera ha approvato il secondo decreto sicurezza di Salvini dopo aver espresso su di esso un voto di fiducia al governo con 325 voti contro 248. Il decreto è incostituzionale non solo in quanto a singoli articoli della Costituzione e del diritto internazionale che lasciamo ai giuristi e al presidente della Repubblica di valutare ai fini di accertarne l’illegittimità, ma sopratutto è in antitesi con lo spirito globale della Costituzione, con la sua stessa ragion d’essere che com’è noto non è la ragion di Stato ma la ragione delle persone umane come cittadini, non come individui isolati ma come membri di comunità politiche. Leggi il resto di questo articolo »

Cosi il direttore d’orchestra trasformò Mani pulite in un processo di piazza.

Francesco Saverio Borrelli aveva trascorso discosto i primi sessantadue anni di vita e i primi mesi di Mani pulite. Il padre, pure magistrato, era stato ufficiale di cavalleria di indole dannunziana. Magistrato fu il nonno, e Francesco Saverio era cresciuto in una raffìnata famiglia napoletana in cui i genitori si intrattenevano in francese, soprattutto se non volevano farsi intendere dalla servitù e dai figli. Era diplomato al conservatorio. Leggi il resto di questo articolo »

No al Pd, sì a Bossi e Bannon: ecco le vere radici del Movimento 5 Stelle. Casaleggio senior ispirò la campagna pro-Brexit e per M5S dettò la linea: mai con i dem. Dopo le accuse e gli arresti al Campidoglio, un libro svela le origini reali del Movimento e la rete sovranista che l’avvolge.

Ce lo vedete il braccio destro di Bannon a lezione da Casaleggio? I pezzi grossi pro-Brexit che volano a Milano per prendere ispirazione in via Morone 6? Grillo che parla di sovranismo nel 2013? Di Maio che dialoga con Savona già nel 2016? Eppure è accaduto. Granelli che spiegano come il Movimento Cinque Stelle che governa con la Lega sia l’esecuzione di una spinta che viene da lontano. Leggi il resto di questo articolo »

Icona pop da un lato, pensatore tanto prolifico quanto sconosciuto (ma solo in Italia) dall’altro: questo è per il pubblico, in estrema sintesi, Antonio Gramsci. Chiunque è in grado di riconoscere la sua immagine, con gli occhiali tondi e la capigliatura increspata, e si sarà imbattuto almeno una volta nelle sue massime “odio gli indifferenti” o “istruitevi, agitatevi, organizzatevi”. Gramsci fu però molto più di questo: uomo politico capace e lungimirante, contribuì a fondare il Partito Comunista d’Italia nel 1921, diventando anche un esponente di rilievo della delegazione italiana al Comitato Esecutivo dell’Internazionale Comunista tra il 1922 e il 1923, e seppe rinnovare in modo radicale il pensiero marxista per fornire una lettura lucida e concreta della società del suo tempo. Leggi il resto di questo articolo »

La riduzione del numero dei parlamentari attualmente in discussione ha motivazioni solo di risparmio, senza alcun riguardo al ruolo che il Parlamento deve svolgere. Questa modifica della Costituzione può essere l’inizio di un cambio preoccupante della democrazia nel nostro Paese, delle sue regole, della sua capacità di composizione dei conflitti. Il parlamento ha un ruolo centrale nella nostra Costituzione e le motivazioni del taglio del numero dei parlamentari sono al di sotto della sua importanza nel nostro assetto istituzionale. Leggi il resto di questo articolo »

Siamo tutti spiati. Veniamo sorvegliati e schedati, in ogni momento della nostra giornata, dai nostri telefonini e dai nostri computer, dalle nostre auto e persino dai nostri elettrodomestici. Siamo oggetto delle attenzioni costanti non di servizi segreti o di apparati statali, ma di un’industria globale che trasforma le informazioni sui nostri comportamenti in profìtti miliardari. Leggi il resto di questo articolo »

Esistono dei libri straordinariamente profetici, perfino al di là delle intenzioni dei loro autori. E, in questo senso, il grande George Orwell (pseudonimo di Eric Arthur Blair, 1903-1950) è stato un autentico «sensitivo» del futuro. Omaggio alla Catalogna (1938), il suo reportage in presa diretta della Guerra civile spagnola (1936-1939), è stato la preconizzazione del naufragio delle illusioni rivoluzionarie del Novecento e dell’eterna lotta intestina alla sinistra, che ne ha dilapidato parecchie delle energie tra violenze, ortodossie e conformismi. Leggi il resto di questo articolo »

Pochi anni prima della sua scomparsa, dopo aver già pubblicato tutte le sue opere principali, Gilles Deleuze (1925- 1995) scrisse un saggio intitolato Poscritto sulle società di controllo, pubblicato prima ne L’autre journal, poi in Pourparler, nel 1990. L’intenzione era quella di commentare e aggiungere qualcosa al lavoro dei due teorici del potere Michael Foucault (1926- 1984)  e William S. Burroughs ( 1914- 1997), padre spirituale della Beat Generation, ma anche alle opere che lui stesso scrisse in collaborazione con Felix Guattari (1930- 1992). Lo scopo era quello di descrivere e prevedere il ruolo del potere e del controllo nel tardo capitalismo. Leggi il resto di questo articolo »

Il populismo ha realizzato, a sua insaputa, una delle profezie dell’autore del “Capitale”. Viviamo infatti in un mondo in cui i governanti sono schiavi degli umori e dell’applausometro dei follower: un insieme di monadi cariche di odio. Le persone possono finalmente esprimere le loro opinioni, hanno gli strumenti e il tempo per farlo, e queste opinioni sono per lo più manifestazioni di paura, odio, invidia. Leggi il resto di questo articolo »

Maurizio Viroli – Il politologo sul nuovo doppio conflitto politica-giustizia: “Per servire la Repubblica non bastano buone intenzioni, serve buona cultura”

 

Che il rapporto tra politica e giustizia nel nostro Paese fosse complicato lo sapevamo. Per vent’anni abbiamo ascoltato gli improperi di Berlusconi contro “certi magistrati” “antropologicamente diversi dal resto della razza umana”, “mentalmente disturbati”… Non potevamo immaginare che la storia si ripetesse, con toni diversi ma con la stessa morale. Ne abbiamo parlato con il professr Maurizio Viroli, Leggi il resto di questo articolo »

Il 14 gennaio 1919 nasceva a Roma Giulio Andreotti, sette volte presidente del Consiglio, otto volte ministro della Difesa, cinque degli Esteri; un senatorato a vita e diversi epiteti – il Divo, Belfagor, il Gobbo, la Volpe, Belzebù. Oggi sarebbe stato il suo centesimo compleanno. La sua è una figura che, nella maggior parte dei casi, viene definita come “controversa”; un aggettivo che suona tanto democristiano quanto il soggetto a cui è riferito. Leggi il resto di questo articolo »

L’oscura pericolosa magia del muoversi insieme, verso l’ignoto, che dava moto agli alberi stecchiti, alle capanne di lamiera, alle luride piste di sabbia, non si ripeterà. Eppure, così, i giovani facevano la Storia camminando, la loro vita era un’epopea, un’odissea. Erano l’Inizio assoluto. L’Africa intera affronta il primo anno senza Migrazione.

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Mi è capitato di trovarmi in Paesi in cui stava per avvenire un colpo di Stato. Grecia, 1967, Perù 1990. Vedi soldati di certi reparti speciali (divise e dotazioni diverse) presidiare certi punti ritenuti cruciali, vedi masse di soldati in silenzio e in ordine in strade laterali. Vedi i carri armati, a volte in lunghe file, come per occupare un Paese straniero. Questo ti colpisce se ti accade di vedere il Paese in cui sta per compiersi un colpo di Stato: quel Paese è diventato nemico di se stesso. O, se volete, quel Paese ha generato un comportamento così intollerabile che bisogna rimuoverlo con le armi, come un invasore. Leggi il resto di questo articolo »

Ci si può sentire soli vivendo in compagnia di sessanta milioni di persone? È quanto sta accadendo agli italiani: una solitudine di massa, un sentimento collettivo d’esclusione, di lontananza rispetto alle vite degli altri, come se ciascuno fosse un’isola una boa che galleggia in mare aperto. La solitudine si diffonde tra gli adolescenti, presso i quali cresce il fenomeno del ritiro sociale, altrimenti detto hikikomori. Diventa una prigione per gli anziani, la cui unica compagna è quasi sempre la tv. Infine sommerge come un’onda ogni  generazione, ogni ceto sociale, ogni contrada del nostro territorio. Leggi il resto di questo articolo »

La lunga intervista rilasciata da Davide Casaleggio al quotidiano La Verità ben merita un commento e sono quindi grato al Fatto Quotidiano di avermene dato l’opportunità. Poiché a detta del New York Times il presidente della Associazione Rousseau ed erede della Casaleggio Associati sarebbe oggi uno degli uomini più potenti d’Italia, posso solo augurarmi che sappia apprezzare la franchezza! Del resto la discussione serve a comprendere il processo di cambiamento storico-politico che stiamo vivendo e che, concordo con C. non ha precedenti storici e ci obbliga a ripensare con grande umiltà tutte le nostre categorie di riferimento. Leggi il resto di questo articolo »

Siamo passati dalle canoe alle galee, dai battelli a vapore alle navette spaziali, ma nessuno sa dove stiamo andando. Siamo più potenti di quanto siamo mai stati, ma non sappiamo che cosa fare con tutto questo potere. Leggi il resto di questo articolo »

I leader dell’attuale governo italiano sono orgogliosi di definirsi “populisti”. Non sono gli unici a rivendicare quel titolo. Il populismo è in ascesa ovunque. Nel 2017, il Cambridge Dictionary lo definì la parola dell’anno. Eppure non c’è un consenso sulle cause che lo hanno generato e diffuso.

Per alcuni, il populismo ha dato voce all’ansia economica prodotta dal processo di globalizzazione in settori della popolazione penalizzati da quest’ultima. Per altri, è stato la reazione alla messa in discussione delle identità culturali tradizionali da parte delle innovazioni indotte dal processo di globalizzazione. Per altri ancora, è nato dalla frustrazione di una globalizzazione che ha reso i governi nazionali responsabili verso i mercati internazionali piuttosto che verso i loro elettorati domestici. Leggi il resto di questo articolo »

” A cosa servono oggi i partiti, quando ogni singolo è esso stesso un partito, quando le ideologie che una volta costituivano un orizzonte politico si disgregano in un’infinità di opinioni personali? Fino a che punto la democrazia è pensabile senza discorso?”

Byang-Chul Han,  in  Nello Sciame, 2015

 

 

“Io, apocalittico contro gli integrati di internet”

Il filosofo tedesco-sud coreano sugli eccessi della Rete: “Quando tutto diventa così aperto anche la politica e la rappresentanza si riducono a chiacchiericcio”

LA folla che tante conquiste ha ottenuto in passato oggi è soltanto uno sterile sciame. Il mondo virtuale ha perso ogni distanza e quindi rispetto. L’anonimato e la trasparenza sul web sono un male assoluto. La cultura della “condivisione” è la commercializzazione radicale della nostra vita. Internet non unisce, ma divide. Genera un venefico narcisismo digitale. La sua estrema personalizzazione restringe, paradossalmente, i nostri orizzonti. E divora le fondamenta stesse della democrazia rappresentativa. Leggi il resto di questo articolo »

Una guerra civile incruenta per tutto ciò che non riguarda i nervi, il tempo perso e l’avvelenamento del clima emotivo sta incendiando l’Italia. È la rissa che i sostenitori delle opposte fazioni politiche ingaggiano ogni giorno sui social network. Non mi riferisco a chi siede in Parlamento o ai professionisti dell’informazione. Sono i comuni cittadini a darsele di santa ragione. Insulti, linciaggi, accuse, colpi bassi. Leggi il resto di questo articolo »

Il richiamo a Simone Weil fatto dal ministro Salvini durante il suo discorso di domenica a Pontida è frutto di un uso perverso e mistificatorio del linguaggio dei doveri e di un’evidente ed inaccettabile manipolazione del pensiero di una delle più grandi pensatrici del Novecento. Quando Simone Weil, nella sua opera L’enracinement, parlava della priorità dei doveri sui diritti si riferiva al fatto che solo i doveri hanno la capacità di garantire i diritti, i quali altrimenti hanno bisogno della forza per essere attuati. Leggi il resto di questo articolo »

L’antipolitica trionfa, si diffonde allegramente in un Paese anarcoide come il nostro. L’antipolitica, che vorrebbe essere una specie di smacchiatore della coscienza pubblica, si sta trasformando in odio e disprezzo per le istituzioni. Un odio pericolosissimo, perché le istituzioni servono per garantire la democrazia.

Dove le istituzioni e le leggi non funzionano, dominano i più ricchi e i più potenti. Molti, in buona fede, e spinti da una sincera indignazione contro i guasti della politica, hanno pensato che, distruggendo le istituzioni si poteva ricominciare tutto da capo e con purezza. Leggi il resto di questo articolo »

Uno sconosciuto mi scrive che «la discrezionalità del presidente della Repubblica nella scelta dei ministri è nulla. Punto e basta» (mi ricorda un amico credente che chiudeva le discussioni attorno a Dio dicendo «è ontologico». Cioè: punto e basta). Ma non è soltanto il primo che passa, lo dicono in molti, lo dice anche Giorgia Meloni – focosa custode della Costituzione contro la riforma di Matteo Renzi – allibita dalle «ingerenze» di Sergio Mattarella. Una prerogativa costituzionale diventa ingerenza: punto e basta. E del resto – come scrive Giovanni Orsina nel suo imperdibile «La democrazia del narcisismo»la democrazia fu il trasferimento della promessa di felicità dall’aldilà all’aldiquà. Leggi il resto di questo articolo »

“Bisogna ricominciare a distinguere che altro è il lavoro professionale redditizio e altro l’ufficio politico gratuito, e che chi mescola le proprie cariche politiche con i propri affari personali, inquinando nello stesso tempo la vita privata e la vita pubblica, le ragioni della politica e quelle della scienza e dell’arte, non è un grande politico, né un grande scienziato, ma è semplicemente un miserabile cialtrone”.

Chi pensate lo abbia scritto? Un antiberlusconiano invasato, da anni in attesa di veder finalmente approvata una vera legge sul conflitto d’interessi? Un antirenziano moralista che storce il naso davanti alle riunioni di corrente tenute da Matteo Renzi negli uffici dell’azienda farmaceutica di famiglia del capogruppo Pd al Senato, Andrea Marcucci? O peggio ancora un indefesso populista demagogicamente convinto che “la politica non è una professione e che gli onori si chiamano così perché non danno guadagno”. Leggi il resto di questo articolo »

Queste parole fanno parte di un’intervista rilasciata da Pasolini nel 1975 sul set del suo film Salò o le 120 giornate di Sodoma e riportate da Giuseppe Bertolucci nel suo film documentario Pasolini prossimo nostro del 2006. Leggi il resto di questo articolo »

Il 29 ottobre del 1799 viene giustiziato in piazza del Mercato a Napoli FRANCESCO MARIO PAGANO (51 anni) avvocato, giurista, filosofo, docente, autore teatrale e Padre della Repubblica Napoletana del 1799.

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«Noam Chomsky parla del suo ultimo libro e dei disastri causati dal neo-liberalismo e dal postmoderno “Gli intellettuali devono resistere contro le false realtà create dal potere”» (c.m.c)

Cinquant’anni fa, nel 1967 sulla New York Review of Books, l’allora non ancora trentanovenne Noam Chomsky, linguista geniale e innovativo (una decina di anni prima aveva cominciato a spiegare come la nostra capacità di generare frasi sia innata), pubblicava un lungo saggio sulla responsabilità degli intellettuali. Quel testo diceva, in fondo, una cosa semplice: occorre svelare le menzogne del potere e cercare di ristabilire la verità dei fatti. Era un potente manifesto che serviva alla mobilitazione della meglio gioventù d’America contro la guerra in Vietnam.

Nel frattempo, il professore, giunto all’età di ottantotto anni, è stato al centro di varie e frequenti controversie, fu più volte indicato come l’intellettuale più influente del mondo ( in genere il secondo classificato era il nostro Umberto Eco); e ora, tonico, lucido, con un eloquio difficile da interrompere concede questa intervista. Il pretesto è la pubblicazione, con Ponte alle Grazie, di un suo saggio Le dieci leggi del potere. Requiem per il sogno americano; ma poi si parla anche del ruolo appunto del pubblico intellettuale ai tempi della crisi della gerarchia del sapere, di Trump e delle fake news. Leggi il resto di questo articolo »

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