Articoli marcati con tag ‘frugalità’

Il libro: Frugalità di Paolo Legrenzi (Il Mulino pagg. 144 euro 12) da cui anticipiamo un brano.

Giulio Nascimbeni, sul Corriere della Sera dell’8 maggio 1994, raccontava di una crociata avviata dal mensile Il Migliore, diretto da Sergio Claudio Perroni. Si trattava di salvare parole «che rischiano di diventare arcaiche e quindi svanire». Una di queste parole era frugale, una parola con una lunga storia. Compare nella prima metà del Trecento in un testo di Giovanni Cassiano dove si parla di «virtù frugali». Oggi, grazie all’uso del motore di ricerca Google Trend, potete scrivere «frugalità, abbondanza» e accorgervi che la crociata di Perroni non ha sortito grandi effetti. La vittoria dell’abbondanza sulla frugalità è schiacciante. Se però consultate i due termini inglesi «frugality, abundance», scoprite che il primo termine riaffiora grazie ad articoli come quello di Arthur Frommer sul Francisco Chronicle del 20 luglio 2009, dal titolo: Frugality Now Fashionable — And Necessary. Quando si parla di frugalità, di che cosa stiamo esattamente parlando? Leggi il resto di questo articolo »

Viviamo in una società della crescita. Cioè in una società dominata da un’economia che tende a lasciarsi assorbire dalla crescita fine a se stessa, obiettivo primordiale, se non unico, della vita. Proprio per questo la società del consumo è l’esito scontato di un mondo fondato su una tripla assenza di limite: nella produzione e dunque nel prelievo delle risorse rinnovabili e non rinnovabili, nella creazione di bisogni – e dunque di prodotti superflui e rifiuti – e nell’emissione di scorie e inquinamento (dell’aria, della terra e dell’acqua). Il cuore antropologico della società della crescita diventa allora la dipendenza dei suoi membri dal consumo. Il fenomeno si spiega da una parte con la logica stessa del sistema e dall’altra con uno strumento privilegiato della colonizzazione dell’immaginario, la pubblicità. E trova una spiegazione psicologica nel gioco del bisogno e del desiderio. Per usare una metafora siamo diventati dei «tossicodipendenti » della crescita. Che ha molte forme, visto che alla bulimia dell’acquisto – siamo tutti «turboconsumatori » – corrisponde il workaholism, la dipendenza dal lavoro.
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Marino Niola  intervista  Serge Latouche.

«Un certo modello di società dei consumi è finito. Ormai l’unica via all’ab­bondanza è la fru­galità, perché permette di soddisfare tutti i bisogni senza creare povertà e in­felicità». E’ la tesi provocatoria di Serge Latouche, professore emerito di scien­ze economiche all’Università di Paris­ Sud, universalmente noto come il pro­feta della decrescita felice. Il paladino del nuovo pensiero critico che non fa sconti né a destra né a sinistra sarà a Na­poli (dal 16 al 20 gennaio), ospite della Fics (Federazione Internazionale Città Sociale) e protagonista del convegno internazionale “Pensare diversa-men­te. Per un’ecologia della civiltà planeta­ria” organizzato dal Polo delle Scienze Umane dell’Università Federico II. Il tour italiano dell’economista eretico coincide con l’uscita del suo nuovo li­bro Per un’abbondanza frugale. Malin­tesi e controversie sulla decrescita (Bol­lati Boringhieri). Un’accesa requisito­ria contro l’illusione dello sviluppo in­finito. Contro la catastrofe prodotta dalla bulimia consumistica. Leggi il resto di questo articolo »

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