Articoli marcati con tag ‘destra’

HO LETTO una massima sul video di un taxi: “Ogni movimento comincia con un’idea”. E, si potrebbe aggiungere, “declina insieme al declino dell’idea”. Questa massima sembra perfetta per illustrare il fallimento del partito socialdemocratico alle elezioni tedesche, un partito che ha smarrito l’idea che lo qualificava e lo rendeva riconoscibile a chi è anziano come a chi è giovane, perché sedimentata abbastanza da essere memoria condivisa: l’idea di eguaglianza e di giustizia nella libertà. Leggi il resto di questo articolo »

Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita”. Quando Gaber e Luporini scrivevano queste parole pensavano a persone come Alfredo Reichlin. Leggi il resto di questo articolo »

LA CRISI che i partiti socialisti attraversano in tutta Europa, raccontata venerdì su Repubblica, è passeggera o segnala la fine di un ciclo storico? Non dovremmo stupirci se questa seconda ipotesi si avverasse. In fondo anche i partiti cristiano-democratici, un tempo dominanti nel cuore dell’Europa, si sono ora ridotti a poca cosa. Solo in Germania, grazie ad una virata in senso conservatore operata già alla fine degli anni Settanta, resiste ancora un partito di antiche radici confessionali, la Cdu di Angela Merkel. Questo partito ha mantenuto, e persino accresciuto in alcune fasi, il suo peso perché ha diluito il connotato religioso ormai incapace di convogliare consensi di massa ma, allo stesso tempo, non ha abbandonato i suoi referenti sociali privilegiati, agricoltori, lavoratori autonomi e piccola borghesia. Se un fattore identitario, come quello religioso, scoloriva, in compenso rimanevano saldi i riferimenti sociali, e i loro interessi venivano difesi senza esitazioni. Leggi il resto di questo articolo »

«L’idolo del capitalismo», un pamphlet di Carlo Freccero per Castelvecchi. L’industria culturale serve ad addomesticare le forme di vita e a neutralizzare ogni possibilità di conflitto

«Ora che lo spettacolo non occupa più solo le nostre vite ma anche i nostri sogni, le nostre aspirazioni, il ruolo simbolico che un tempo è stato della rivoluzione, possiamo dire che un ciclo si è concluso. Con una sorta di silenziosa Invasione degli ultracorpi lo spettacolo si è impadronito delle nostre vite, dei nostri corpi, riducendoli a gusci vuoti». Così scrive Carlo Freccero in chiusura del fulminante pamphlet L’idolo del capitalismo (Castelvecchi, pp. 48, euro 5).

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Se ci fosse Gaber. Quante volte l’ho pensato. Cosa direbbe Gaber. In qualche modo lo ha già detto. Ha già descritto venti anni fa quello che succede oggi. Nulla di profetico. Solo rapporto causa e effetto. L’aria pesante, che in una delle sue ultime canzoni veniva a mancare, sta finendo. Viviamo in apnea. E quel suo “far finta di essere sani”è diventato un “far finta di essere ancora vivi”. Il teatro-canzone del grande cantante e critico del costume italiano è finito con lui. Ma prosegue il teatro: sempre meno canzone, sempre più falsato. Leggi il resto di questo articolo »

Pubblichiamo un estratto di “Destra e sinistra addio” (ed. Lindau) di Maurizio Pallante, da ieri in libreria.

Anche le persone meno interessate alla politica si sono rese conto che nei Paesi democratici le differenze tra i partiti più rappresentativi della destra e della sinistra si sono progressivamente attenuate fino a scomparire quasi del tutto. E non perché ci sia stato un avvicinamento reciproco. I partiti di destra non si sono mossi dalle loro posizioni. Anzi, le hanno consolidate con una fermezza tanto più intransigente quanto più i partiti di sinistra si sono spostati, passo dopo passo, a destra, mentre lo spazio che hanno lasciato vuoto veniva immediatamente occupato da partitini che, rivendicando la loro fedeltà agli ideali della sinistra, erano convinti d’intercettare i voti di un elettorato rimasto orfano, senza peraltro riuscirci (…). Leggi il resto di questo articolo »

 

Il nuovo libro di Paolo Flores d’Arcais: il ruolo del pensiero democratico radicale come unico strumento di integrazione di fronte al fanatismo

Molte cose è il libro di Paolo Flores d’Arcais “La guerra del Sacro. Terrorismo, laicità e democrazia radicale” (Raffaello Cortina Editore): un allarme per il pericolo che l’Islam fondamentalista rappresenta per gli ideali politici dell’Occidente, una denuncia delle debolezze e delle ipocrisie dei nostri governi, una teoria delle condizioni irrinunciabili della democrazia. Il “precipitato” di tutti i discorsi anzidetti è nella parola laicità, intesa nel senso più rigoroso, senza gli aggettivi oggi di moda (sana, positiva, vera: aggettivi che non l’arricchiscono, ma l’avvelenano). Le considerazioni che seguono non sono, propriamente, una recensione. Sono piuttosto un tentativo d’inquadrare i problemi e di sollecitare riflessioni su questioni cruciali per il nostro avvenire. Leggi il resto di questo articolo »

risponde Furio Colombo

Caro Furio Colombo
ho visto tante celebrazioni di Massimo Rendina, bravo giornalista e brava persona, che merita certamente un buon ricordo. Ma poi arriva la celebrazione partigiana e io non posso fare a meno di dire: ma neppure i garibaldini dello sbarco dei Mille sono stati ricordati e ri-celebrati così a lungo. A parte le doti della persona, non è scaduto il tempo?

Francesca

NON CREDO CHE sia scaduto il tempo e provo a darle alcune ragioni. Due o tre sere fa, la polizia è dovuta intervenire perché un intero condominio di Milano era disturbato da schiamazzi notturni. La polizia ha accertato che il rock a tutto volume veniva dalla casa del senatore e vicepresidente del Senato, Ignazio La Russa. Appena richiesto di smettere il disturbo, lo statista ha dichiarato alla polizia: “Ma a voi vi mandano le zecche comuniste!”. Negli stessi giorni, Isabella Rauti, figlia di Pino Rauti e moglie dell’ex sindaco di Roma Alemanno, ha convocato un po’ di nostalgici e di ex fascisti al Teatro Adriano per mettere insieme una ennesima aggregazione di “nuova destra”. La “nuova destra italiana”, come dimostra l’intera costellazione di gruppi del genere (da Casa Pound a Fratelli d’Italia a Forza Nuova, ma la lista è molto più lunga) non è “nuova destra”, come si ama dire (e anche i media stanno al gioco) ma vecchio fascismo. Leggi il resto di questo articolo »

Dieci anni sono trascorsi da quel 9 gennaio 2004, e mi è accaduto sovente di chiedermi, davanti agli eventi più clamorosi o solo particolarmente interessanti dell’attualità politica: che cosa avrebbe detto Bobbio? La sua voce si era spenta ancor prima della morte, soprattutto dopo la scomparsa di sua moglie Valeria Cova, nel 2001. Il vecchio Maestro aveva smesso di commentare i fatti della politica e della cultura, e si era ritirato in un silenzio quasi assoluto, anche se mai sdegnoso.

Le ultime mie visite si svolgevano in un’atmosfera di sobria, composta mestizia, nella penombra del gigantesco appartamento di via Sacchi, vicino alla stazione di Porta Nuova, nella Torino che fu la sua città, dalla nascita avvenuta il 19 ottobre 1909. Ma le origini familiari erano mandrogne, ossia alessandrine, e nel cimitero di Rivalta Bormida fu sepolto, accompagnato da una piccola schiera di allievi, amici e familiari, dopo che una enorme, inattesa folla aveva fatto la fila per rendergli l’estremo saluto in una sala del Rettorato dell’Ateneo torinese. Leggi il resto di questo articolo »

Davanti a noi, lo spettacolo del berlusconismo che si sfalda. Sorge un nuovo partito, presto sarà chiamato destra normale, e le Larghe Intese paiono rinascere come Afrodite dal mare: più belle e lisce, più legittime; come purificate. Non è così purtroppo. Una destra diversa da quella vista nell’ultimo ventennio ancora non c’è. Non c’è se per normale intendiamo l’adeguazione alle norme della democrazia, alle sue leggi, alle sue forme costituzionali. Non è neppure un Termidoro, come fu denominata nel 1794 l’epoca che terminò il Terrore rivoluzionario di Robespierre. In verità certe peculiarità riaffiorano, a cominciare dal fulmineo trasformismo di parecchi fedeli del tiranno: Barras, Tallien, e in primis Fouché, che aveva votato il regicidio, represso nel sangue l’insurrezione di Lione. Anch’egli tramò contro Robespierre. Nel Termidoro sarà ministro della polizia. Furono chiamati camaleonti, e ne esistono molti nel Nuovo centrodestra di Alfano, pur se di minor stazza. Leggi il resto di questo articolo »

Sarebbe stata una buona idea mantenere il sangue freddo davanti a Berlusconi, il giorno che a Milano ha parlato del fascismo, e chiedergli come mai Mussolini avesse «per tanti versi fatto bene», eccettuate le leggi razziali. Fece bene quando uccise Matteotti, incarcerò gli oppositori? Quando inviò l’esercito in Etiopia, ordinandogli di usare i gas asfissianti a scopo di sterminio? Quando entrò in guerra accanto a Hitler, e non per evitare una vittoria tedesca troppo vasta ma convinto da sempre che urgeva vendicare l’oltraggio del ’14-18? Oppure fece bene perché seppe governare accentrando tutti i poteri, reintroducendo la pena di morte, soggiogando l’amministrazione della giustizia? Quando si incontra un politico provocatore, che consapevolmente sceglie il giorno in cui si ricorda la Shoah per inquinare il consenso antifascista da cui è scaturita la Costituzione, è sempre la seconda domanda quella che conta, che aiuta a capire, e la seconda domanda purtroppo è mancata. Leggi il resto di questo articolo »

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