Ormai esistono dozzine, se non centinaia, di immagini di bambini denutriti, feriti, mutilati, uccisi a Gaza. Insieme a migliaia d’immagini di uomini, donne e vecchi altrettanto denutriti, feriti, mutilati ed uccisi a Gaza. E il mondo sta a guardare. E germania, italia e stati uniti continuano a fornire armi agli israeliani…
Le immagini dalla Striscia di Gaza ( come quelle che trovate in questo articolo ) non sono propaganda, mostrano semplicemente la realtà: migliaia di bambini sono totalmente malnutriti e, anche se sopravvivono, sono fisicamente danneggiati per il resto della loro vita. Ma l’orrido primo ministro israeliano Netanyahu sostiene che le notizie sulla fame nella Striscia di Gaza sono “una bugia”.
Gaza è una situazione assolutamente catastrofica!
Non si può trattare ciò che succede in Palestina come si trattano altri eventi bellici. Gaza è un problema enorme, devastante che dovrebbe perseguitarci tutte le notti per tutti i giorni che ci rimangono da vivere. Gaza è qualcosa di mostruoso, aberrante, bestiale. A Gaza sta accadendo da troppo tempo qualcosa di spaventoso e spregevole che ci renderà tutti più malvagi, cinici, brutti dentro.
Si dovrebbe vendere anche l’anima al diavolo per far cessare ciò che accade a Gaza perchè ciò che succede è assolutamente inaccettabile sul pianeta Terra. Occorrerebbe fare di tutto per fermare ciò che sta accadendo in Palestina perchè ciò che sta succedendo è insopportabile, intollerabile, atroce.
Le grida di dolore sommo che arrivano da Gaza dovrebbero perforare le nostre menti e quindi fare ciò che possiamo e dobbiamo per fermare ciò che accade a Gaza. Almeno parlarne a tutti coloro che ci circondano e disturbarli. Ogni ora.
E ricordare ogni ora che, in italia, viviamo in “un paese orribilmente sporco“, come disse Pasolini nel 1974, che è complice d’israele e vende armi a quello stato sionista e genocida.
E se siamo ancora vivi vergognarci di questo ogni ora, senza pausa pranzo. (GLR)
Rileggete:
Ipocrisia repellente su Gaza.
Una partita alla faccia di Gaza
Il primo studio scientifico a Gaza analizza un massacro indiscriminato
«Vediamo ferite raramente osservate nella storia recente»
Un team di ricercatori documenta per la prima volta in modo dettagliato il tipo e la gravità delle ferite inflitte alla popolazione civile dall’esercito israeliano. I dati “mostrano uno scenario senza precedenti”.

I numeri del massacro
Il rapporto riporta 23.726 lesioni da trauma e 6.960 lesioni da arma. I traumi più comuni sono stati ustioni (4.348, 18%), lesioni alle gambe (4.258, 18%) e lesioni alle braccia (3.534, 15%). Circa il 70% degli operatori sanitari ha dichiarato di aver curato lesioni in due o più regioni anatomiche e le esperienze di vittime di massa erano diffuse: il 77% ha riferito di essere stato esposto a 5-10 eventi e il 18% di aver gestito più di 10 scenari di questo tipo.
Le lesioni da esplosione hanno rappresentato la maggior parte dei traumi da arma (4.635, 67%), che hanno colpito prevalentemente la testa (1.289, 28%), mentre le lesioni da arma da fuoco hanno colpito principalmente le gambe (526, 23%).
Le condizioni mediche generali più comuni segnalate sono state la malnutrizione e la disidratazione, seguite da sepsi e gastroenterite. Sono stati segnalati anche 742 casi ostetrici, di cui oltre un terzo (36%) ha comportato la morte del feto, della madre o di entrambi. Il rapporto riporta 4.188 casi di persone con malattie croniche che richiedevano cure a lungo termine e traumi psicologici, tra cui i più comuni erano depressione, reazioni da stress acuto e ideazione suicidaria.
“Le forze israeliane hanno ripetutamente utilizzato armi esplosive in zone densamente popolate, compresi i campi profughi, sollevando serie preoccupazioni ai sensi della Convenzione di Ginevra e del diritto internazionale umanitario, compreso il principio di distinzione e l’obbligo di proteggere i civili”, scrivono gli autori. “Le immagini satellitari indicano che due terzi delle strutture di Gaza sono danneggiate o distrutte; in questo contesto, la concentrazione di munizioni pesanti esplosive e incendiarie negli stretti corridoi urbani ha provocato modelli di lesioni raramente osservati nella storia recente”.
Per gli autori, questi risultati forniscono informazioni fondamentali per adattare la risposta umanitaria qualora il blocco israeliano dovesse essere revocato.
“Questi risultati evidenziano l’urgente necessità di disporre di sistemi di sorveglianza resilienti e specifici per ogni contesto, progettati per funzionare in condizioni di ostilità prolungate, scarsità di risorse e telecomunicazioni intermittenti, al fine di giustificare interventi chirurgici, medici, psicologici e riabilitativi personalizzati”, sottolineano.
Munizioni letali contro i civili
Salvador Peiró, epidemiologo e ricercatore del FISABIO, ritiene che lo studio abbia un valore eccezionale, anche se ritiene che il metodo di indagine utilizzato probabilmente sottostimi il numero di casi. Tuttavia, i dati “mostrano uno scenario senza precedenti in cui sono state utilizzate munizioni ad alta energia e ad effetto di area (bombe termobariche, incendiarie, proiettili a dispersione) in ambienti urbani densamente popolati”, dichiara al SMC.
“Decine di migliaia di persone con traumi e ferite, ustioni che attraversano ossa e muscoli, bambini con fratture aperte del cranio o con arti distrutti, ecc. Non sono i dati che ci si aspetterebbe da un conflitto ‘convenzionale’ e nemmeno da conflitti recenti (Iraq, Afghanistan, Siria) che sembravano particolarmente crudeli”, assicura.
Rafael Castro-Delgado, professore associato di Medicina d’urgenza all’Università di Oviedo, sottolinea che lo studio descrive modelli di lesioni gravi, con un confronto diretto da parte di professionisti esperti in altri conflitti. “Pertanto, fornisce prove per pianificare la risposta umanitaria e sanitaria, compresi interventi chirurgici, terapia intensiva, salute mentale e riabilitazione”, afferma. “È inoltre degno di nota il fatto che documenti altri problemi di salute oltre alle ferite di guerra, come malnutrizione, sepsi, malattie croniche e traumi psicologici, offrendo una visione completa della crisi sanitaria”.
Isabel Portillo, segretaria del Consiglio direttivo della Società spagnola di epidemiologia, sottolinea che si tratta di uno studio di qualità, condotto con grande rigore scientifico e metodologico. “Inoltre, non si tratta di una guerra convenzionale, poiché sia le ferite che le loro caratteristiche colpiscono fondamentalmente i civili, il che è molto diverso da quanto riscontrato in altri conflitti”, spiega al SMC. D’altra parte, ritiene importante sottolineare che il rapporto si riferisce fondamentalmente alle ferite dei sopravvissuti. “Manca un dettaglio delle conseguenze delle infezioni, della malnutrizione, dei malati cronici e delle persone vulnerabili”, osserva. “Si stima già che possano arrivare a superare le 680.000 vittime, come annunciato dalla relatrice delle Nazioni Unite sui territori palestinesi, Francesca Albanese”.
UNRWA: Gaza ha il numero più alto di bambini amputati al mondo
“Gaza ha ora il numero più alto di bambini amputati pro capite al mondo, stimato in circa 4.000 dall’inizio della guerra“, ha affermato mercoledì il commissario generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati (UNRWA) sul suo account social media X.
Inoltre, Lazzarini ha riferito che l’impatto della guerra sui bambini e sulla prima infanzia “va oltre le ferite fisiche e la fame diffusa”, avvertendo che “le cicatrici dei bambini sono profonde e invisibili: ansia, incubi, aggressività e paura”.
Sottolineando che più a lungo continuerà questa situazione a Gaza, più i bambini saranno tormentati dai loro “traumi continui e sempre più profondi per le generazioni a venire”, Lazzarini ha sottolineato che un cessate il fuoco deve essere raggiunto “se non per il bene degli altri, almeno per il bene dei bambini”.
Mercoledì, durante un evento collaterale dell’80a Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA), Lazzarini ha ricordato che per milioni di bambini in tutto il mondo settembre segna il ritorno a scuola. È un periodo per imparare e giocare in un ambiente sicuro e stimolante, ma a Gaza non è così.
Il capo dell’UNRWA ha dichiarato che dall’inizio del genocidio israeliano, “i bambini di Gaza hanno continuato a precipitare nell’abisso dell’inferno”, osservando che “ogni giorno, per quasi due anni, è stato ucciso l’equivalente di un’aula piena di bambini”.
https://www.lantidiplomatico.it/, 25/9/2025

Anche secondo due ONG israeliane a Gaza è in corso un genocidio
Le ONG israeliane B’Tselem e Physicians for Human Rights (PHRI), da tempo attive per i diritti dei palestinesi, hanno pubblicato due distinti rapporti in cui sostengono che ciò che Israele sta compiendo a Gaza è un genocidio. Dal 7 ottobre, è la prima volta che la società civile israeliana accusa il proprio Paese di genocidio. B’Tselem si concentra su tre aspetti: la vita sotto il regime di apartheid, l’uso sistemico della violenza contro i palestinesi, e il meccanismo istituzionalizzato di disumanizzazione del popolo palestinese. PHRI, invece, propone una analisi legale incentrata sulla questione sanitaria, che dimostra il «deliberato e sistematico smantellamento del sistema di sostentamento della vita a Gaza», attraverso attacchi agli ospedali e al personale medico-sanitario, e la negazione dell’entrata di aiuti umanitari. Entrambi i rapporti concludono che le azioni israeliane a Gaza violano la convenzione internazionale per la prevenzione del crimine di genocidio; i documenti segnano un primo momento di presa di coscienza da parte della società israeliana, e arrivano a qualche giorno da una manifestazione per chiedere al governo di fermare i bombardamenti a Gaza.
Il rapporto di B’Tselem si intitola Il nostro genocidio. Esso muove i primi passi dalla definizione del termine genocidio, inquadrandolo dal punto di vista giuridico e rimarcando come la commissione del crimine non implica necessariamente il tentativo di distruggere tutti i membri di un gruppo. «Il regime israeliano», si legge nel rapporto, ha mostrato «inequivocabilmente» il proprio intento genocida – elemento chiave per l’individuazione del crimine – nei confronti della popolazione palestinese…
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Gaza e i bambini nel mirino: la crudele geometria del conflitto
Ospedali allo stremo, neonati denutriti, medici nel mirino. Il racconto di un chirurgo britannico squarcia il velo sul quotidiano orrore vissuto dai civili a Gaza. Ma dietro ogni gesto di violenza c’è una precisa logica di potere.
C’è un’eco fredda nelle parole del professor Nick Maynard, chirurgo volontario britannico, tornato da quattro settimane trascorse nell’inferno dell’ospedale Nasser, nel sud della Striscia di Gaza. Il suo racconto non è solo lamento umanitario, ma denuncia sistemica: malnutrizione diffusa tra i bambini, latte per neonati confiscato all’ingresso nel Paese, ferite chirurgiche inferte con precisione a civili indifesi. Secondo il medico, i soldati israeliani colpiscono i civili ai punti di distribuzione del cibo come in un “tiro al bersaglio”. I proiettili mirano al collo, al petto, all’addome. A volte, ai genitali, come se la sterilizzazione forzata diventasse una nuova arma invisibile del conflitto….
Il quadro che emerge è quello di una violenza che non è più solo bellica, ma disciplinare: colpire il corpo dei bambini per fiaccare la resistenza di una popolazione. Una strategia che, se confermata, va ben oltre i limiti dell’etica militare…..
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Una foto aerea di Rafah mostra quanto sia totale la distruzione nella Striscia di Gaza da parte dell’esercito israeliano. Anche se alla popolazione viene chiesto di lasciare la regione prima di un grande bombardamento, l’omicidio, l’espulsione e la fame della popolazione indigena nella Striscia di Gaza da parte dell’esercito israeliano è un crimine di guerra su una scala che non è stata quasi mai osservata altrove dalla Seconda Guerra Mondiale. E gli Stati Uniti, l’Italia e la Germania stanno ancora fornendo armi a Israele…
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ANNO VI DEL REGIME SANITARIO- ECOLOGICO- DIGITALE
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