NOTIZIE  106   7/9/2022

ANNO III DEL REGIME SANITARIO-DIGITALE

 

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Il progetto criminale globale chiamato Grande Reset è fascismo in vesti aggiornate. Tutto il susseguirsi affannoso di emergenze su emergenze è metodo fascista aggiornato. Il fatto di voler controllare le persone biologicamente, corporalmente, digitalmente, politicamente, sanitariamente è fascismo ammodernato.

Le facce orrende di chi gestisce, nascostamente o alla luce, questa oppressione sanitario-digitale sono facce fasciste aggiornate. Il metodo di questo progetto mondiale e locale di governance globale è il solito, vecchio metodo fascista aggiornato, con le stesse censure, le stesse manipolazioni elettorali, la stessa propaganda assordante, la stessa violenza contro i dissidenti, lo stesso popolo stupido e beone del “vecchio” fascismo. Aggiornati.

Se lo capissimo solo allora potremmo diventare veramente anti-fascisti aggiornati è fare Memoria dell’8 settembre e dell’inizio della Resistenza italiana senza vergogna, senza una faccia come il c…. GLR

 

 

SE IL POST È “NO VAX” NON È CENSURA. LO STABILISCE ORDINANZA DEL TRIBUNALE DI VARESE

Nella querelle tra chi difende la libertà di espressione anche a mezzo social e chi predilige invece la via della censura, il Tribunale di Varese propende per questi ultimi e con un’ordinanza depositata lo scorso 2 agosto stabilisce che cancellare i post e sospendere i profili definiti “no vax” non rappresenti una violazione della libertà di pensiero. Il motivo, per il Tribunale, è che i diritti degli utenti trovano precisi limiti di fronte a situazioni di emergenza o di rischio. Prima di commentare, veniamo ai fatti ( questa volta non c’è un giudice a Berlino, GLR).

La vicenda

Come riporta il sole 24 ore-Norme e Tributi tutto è iniziato dalla denuncia di una donna il cui profilo è stato sospeso per 30 giorni dopo la pubblicazione di un video in cui una parlamentare definiva i vaccini “iniezioni letali”. La donna non avrebbe commentato il post della parlamentare ma si sarebbe limitata a condividerlo sul suo profilo e su una pagina da lei amministrata con diverse centinaia di iscritti. Da lì prima la rimozione del post e poi il blocco dell’account. La motivazione, per Facebook, è che il post in questione non rispetta gli standard della Community e il contratto sottoscritto con l’utente al momento dell’iscrizione al social.

Nel tentativo di far valere i propri diritti, la donna si è rivolta al Tribunale di Varese, sostenendo che il contratto firmato con Facebook contenesse clausole che potevano ledere la sua libertà di espressione, garantita invece dall’articolo 21 della Costituzione italiana.

La pronuncia del giudice

Per il giudice, però, le clausole non sarebbero vessatorie poiché il diritto di manifestare il proprio pensiero sui social network non è assoluto ma si scontra con dei limiti, in questo caso da ricondurre al concetto vago e aleatorio di “salute pubblica”. Facebook infatti blocca, sospende e banna tutti i post e gli account che avanzano dei dubbi anche leciti sulla vaccinazione o sul Covid.

Chi possiede ancora il dono dell’umiltà riconosce che comprendere cosa sia e cosa non sia “disinformazione” sul topic “Coronavirus, vaccini” è molto difficile. Ad esempio, anche il famoso articolo di Repubblica che invitava a non usare gli antinfiammatori per curare il Covid rientra nella disinformazione.

Eppure non ci risulta che l’account del quotidiano o chi lo ha condiviso sia stato bannato da Facebook.  Il paradosso, inoltre, è che la signora in questione è stata censurata per avere ripreso il video di un parlamentare italiano. Dunque Facebook, legittimato da un Tribunale italiano, può decidere se ciò che un parlamentare afferma può circolare o meno.

Facebook = Ministero della Verità

E inoltre veniamo al punto centrale di tutta la questione: può Facebook, coadiuvato da una schiera di fact checkers dall’onestà più o meno specchiata, decidere cosa rientra nella “disinformazione” e cosa no?

Ricordiamo infatti che sempre sull’argomento Covid- vaccini, sono stati tacciati di disinformazione addirittura scienziati, medici e premi Nobel rei di non aver abbracciato la religione del vaccino che fa bene a tutti i costi.


La sentenza del Tribunale di Varese dunque non è una vittoria della democrazia ma un pericoloso precedente, che legittima un potere di cui ormai i grandi colossi del web abusano, passando nel giro di un decennio da piazza aperta a tutti a incontrastato Ministero della Verità.


Byoblu,  6/9/2022

 


 

 

Sentenza sul covid: facebook può oscurare i “no-vax”

Un’utente bannata per aver condiviso contenuti contro i vaccini ricorre e perde. In America Biden va a processo per «censura.

Facebook è al di sopra della Costituzione italiana? Questa, nei fatti, la conseguenza della controversa decisione assunta dal Tribunale di Varese, che ha respinto l’azione legale di un’utente sospesa dalla piattaforma di Zuckerberg. La ricorrente era stata «bannata» dal social per aver condiviso (senza commentarlo) il video di una parlamentare che, in Aula, in una diretta trasmessa dalla Rai, esprimeva la propria posizione sui vaccini anti-Covid definendoli «iniezioni letali».

La donna si è rivolta al tribunale varesino contestando la violazione del contratto. Facebook concede all’utente l’accesso gratuito ai servizi della piattaforma e, in cambio, gestisce i suoi dati a fini pubblicitari: secondo la ricorrente, l’equilibrio delle controprestazioni sarebbe stato compromesso dalla piattaforma attraverso una «clausola vessatoria», che ha consentito al social di censurare insindacabilmente i contenuti che non rispettano «gli standard della community».

Ho ceduto a Facebook i miei dati, ha contestato in pratica l’utente, ma mi ha privato del servizio, reprimendo la mia libertà di espressione.

La giudice Marta Recalcati che ha emanato l’ordinanza ha rigettato l’istanza sostenendo che «Facebook presta un servizio, dietro a un corrispettivo, a determinate condizioni» tra cui «obblighi di comportamento» che «devono essere rispettati dall’utente». Facebook, insomma, è una piattaforma privata, e chi vuole entrare deve attenersi alle regole della casa.

Ma le regole della casa, a loro volta, rispettano la Costituzione italiana? È la stessa Recalcati a convenire che non solo la Costituzione, ma anche la normativa internazionale, definiscono il diritto alla libertà d’espressione come un «diritto inviolabile, il più alto dei diritti primari e fondamentali». L’articolo 21 recita che «tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero» e che «la stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure». Il giudice riconosce anche che c’è un solo limite alla libertà di manifestazione del pensiero, fissato al comma 6 dell’articolo 21: il «buon costume». Come si passa dall’articolo 21 alla censura di un video del servizio pubblico che riprende un deputato nell’esercizio delle sue funzioni?

L’ordinanza lo ha fatto ripescando alcune vecchie sentenze della Corte costituzionale che estendono i limiti dell’articolo 21 decretando che la libertà deve essere bilanciata anche con «i diritti della personalità (alla riservatezza, all’onorabilità e alla reputazione)» e con «gli interessi di natura pubblicistica relativi alla sicurezza dello Stato». Secondo il tribunale, le riserve di legge non si limitano, dunque, soltanto al buon costume e la clausola di Facebook non è vessatoria perché gli standard rispettano «leggi e diritti aventi rilevanza costituzionale». In quale modo queste leggi sarebbero state violate riproducendo la dichiarazione pubblica di un parlamentare?

Ecco la spiegazione: dato che gli «standard» sono «finalizzati a limitare la diffusione di notizie false relative al Covid-19 e mirano a tutelare la salute pubblica», di fatto hanno quella «rilevanza costituzionale» di cui alle sentenze di oltre cinquant’anni fa.

E qui viene il bello: «Anche se il pensiero dell’onorevole non può essere limitato», recita l’ordinanza, esso contiene però «affermazioni sui vaccini» definite «contrarie agli standard». Attenzione, non «false» ma contrarie. Quali? Soprattutto quella che «i vaccini uccidono o danneggiano gravemente le persone».


Ma come: non è stata la stessa Aifa ad aver recentemente aggiornato il numero dei decessi correlabili alla vaccinazione a 29 persone soltanto in Italia e quello delle segnalazioni di eventi avversi gravi risultate correlabili alla vaccinazione a 7.506 persone? In quale modo dare informazioni verificate, riportate anche da istituzioni e Aifa, viola gli standard di Facebook, che comunque non è una società editrice? E come si concilia lo status di Facebook, che da un lato non si definisce editore ma dall’altro ne esercita tutti i diritti con discrezionalità, sospendendo perfino utenti che pubblicano documenti pubblici di agenzie federali come la Fda?


In America, la violazione della libertà di espressione, soprattutto nel mondo scientifico, non è passata in cavalleria come in Italia. Dopo la frettolosa sospensione del famigerato «Ministero della Verità» durato l’espace d’un matin, lo scorso 19 luglio il presidente degli Stati Uniti Joe Biden è stato citato in giudizio davanti alla corte distrettuale della Louisiana insieme con Anthony Fauci e cinque piattaforme social (Twitter, Facebook, Instagram, YouTube e LinkedIn) per violazione del Primo emendamento della Costituzione Usa, che garantisce la libertà di espressione.

I ricorrenti, gli Stati del Missouri e della Louisiana, ed eminenti esponenti della comunità scientifica (Jay Bhattacharya della Stanford University, Martin Kulldorff, biostatistico ad Harvard, lo psichiatra Aaron Kheriaty, direttore di etica medica presso la Irvine School of Medicine e l’associazione Health Freedom Louisiana, rappresentati dalla New Civil Liberties Alliance) hanno denunciato Biden e Fauci per aver censurato, con la complicità delle piattaforme social, tutti i contenuti che hanno messo in discussione le politiche Covid del governo.

La denuncia, che porta agli atti centinaia di documenti, coinvolge 45 funzionari federali di almeno 11 agenzie istituzionali che avrebbero «segretamente comunicato con le piattaforme social-media per censurare e sopprimere» informazioni scientifiche «potenzialmente dannose» in quanto non allineate con la linea governativa. I ricorrenti hanno denunciato «pressioni su larga scala: un vero e proprio esercito di burocrati federali coinvolto in attività di censura».

Gli imputati si sono fermamente rifiutati di rispondere a interrogatori e richieste di documenti, ma a determinare l’esito del processo (con inevitabili effetti a cascata in tutto il mondo) saranno le elezioni di midterm previste a novembre, che attualmente vedono i repubblicani in vantaggio.

La Verità,  7/9/2022

 


 

 

ESCLUSI GLI ANTI-SISTEMA DAL VOTO ALL’ESTERO: ECCO PERCHÉ

Ai cittadini italiani che vivono all’estero stanno arrivando in questi giorni le schede elettorali in vista del voto, che a loro è concesso esercitare per corrispondenza, del 25 settembre.

Quello che alcune di queste persone hanno sollevato, con una certa e comprensibile indignazione, è che mancano i simboli di alcune forze politiche che invece compaiono nelle schede dei votanti in Italia. Tra le liste mancanti anche quelle considerate anti-sistema, come Italexit, Italia Sovrana e Popolare, Vita e Alternativa per l’Italia.

La “tagliola” della raccolta firme

Il motivo della loro assenza riguarda ancora una volta la raccolta firme, che è già stata un ostacolo che i rappresentanti di queste formazioni politiche hanno dovuto superare con grandi sforzi e poco tempo a disposizione nelle circoscrizioni italiane. Nel caso di quella estera le procedure erano ulteriormente complicate, rendendo di fatto quasi impossibile la corsa elettorale fuori dai confini di Stato.

In un video girato da una cittadina italiana residente all’estero, che sta avendo ampia diffusione sui social, si vedono le schede elettorali di Senato e Camera. Nel primo caso compaiono sei simboli: 5 Stelle, Impegno Civico, Azione/Italia Viva, PD, il simbolo unitario della coalizione di centrodestra (Meloni, Salvini, Berlusconi), e il Movimento della Libertà (che si rivolge anche nel programma solo ai cittadini residenti all’estero). Alla Camera a questi sei simboli si aggiungono quelli di Sinistra italiana/Verdi e più Europa.

Le indicazioni ministeriali

Nelle istruzioni per l’ammissione delle candidature nella circoscrizione estero, pubblicate ad agosto dal ministero dell’Interno, si specifica che la circoscrizione Estero è ripartita in quattro collegi: Europa, Russia e Turchia; America meridionale; America settentrionale e centrale; Africa, Asia, Oceania e Antartide. In ognuno di questi territori vengono eletti un senatore e due deputati, secondo le quote di distribuzione dei seggi riviste dopo il taglio dei parlamentari. A questo punto è certo che nessuno di questi dodici parlamentari farà parte di una lista anti-sistema.

Per candidarsi nella circoscrizione estero le firme da raccogliere erano 250 per ognuna delle quattro ripartizioni, da autenticare attraverso i Consolati e depositare al ministero dell’Interno entro il 34esimo giorno precedente alle elezioni. I moduli fac-simile per la raccolta firme, è scritto, vengono forniti dal Viminale entro il 45esimo giorno dalla data del voto, benché il loro utilizzo non sia obbligatorio, le liste che intendevano servirsi dei moduli raccomandati dalle istituzioni avrebbero avuto solo dieci giorni a disposizione per raccogliere le firme in tutto il mondo.

Contattati da Byoblu, gli esponenti di alcune forze politiche anti-sistema hanno inoltre spiegato che il ministero dell’Interno avrebbe riferito verbalmente che il termine per gli adempimenti burocratici per presentarsi all’estero sarebbe stato addirittura il 29 luglio, pochi giorni dopo l’inizio della crisi di governo, quando ancora non erano stati delineati neanche gli schieramenti intenzionati a scendere in campo.

Le esenzioni dalla raccolta firme e il decreto elezioni del 2022

Naturalmente anche nel caso della circoscrizione estero valgono le stesse esenzioni dalla raccolta firme in vigore per i collegi italiani, che esonerano i partiti che avevano già un gruppo formato in entrambe le Camere all’inizio della scorsa legislatura; quelli rappresentativi di minoranze linguistiche che abbiano conseguito almeno un seggio alle ultime elezioni, i partiti o gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere al 31 dicembre 2021; e le formazioni candidate alle ultime elezioni politiche o europee in almeno due terzi delle circoscrizioni che hanno ottenuto almeno un seggio in quota proporzionale o abbiano raggiunto almeno l’1% dei voti, se parte di una coalizione.

Le condizioni per l’esonero dalla raccolta firme sono state estese, come vi abbiamo già raccontato, con una legge, il decreto elezioni, approvata il 4 maggio di quest’anno, che ha messo al sicuro alcune formazioni tra cui quella di Di Maio e di Renzi e Calenda. Una norma che ha finito per penalizzare le forze politiche che non sono mai state in Parlamento.

Come avevamo già spiegato qui su Byoblu, l’Italia è uno dei pochi Paesi in Europa e in Occidente che prevede norme così stringenti per candidarsi alle elezioni: In Francia non è richiesta alcuna firma. Nel Regno Unito poco più di 6 mila firme per 46 milioni di elettori, circa quindici volte meno che in Italia. Il rapporto tra firme richieste e elettori nel nostro Paese è oltre il doppio di quello della Spagna e della Germania, dove le firme raccolte non vanno autenticate e quindi possono essere raccolte dovunque e da chiunque.


Alla fine gli ostacoli determinati dalla raccolta firme nella circoscrizione estero hanno portato all’esclusione delle liste anti-sistema, con buona pace di chi – magari emigrato per mettersi al riparo da obbligo di green pass o vaccino – sperava di tornare nel suo Paese, l’Italia, una volta liberato da chi ha imposto questo genere di politiche sanitarie coercitive o da chi vorrebbe usare i nostri soldi per contrastare la Russia in Ucraina a qualsiasi costo.

 

Byoblu,   6/9/2022


 

 

 

Il nostro unico commento alla schifezza di queste èlite che si credono “Dio”:

“Perciò aspettatemi – parola del Signore –  quando mi leverò per accusare,  perché ho decretato di adunare le genti,  di convocare i regni,  per riversare su di essi la mia collera,  tutta la mia ira ardente: poiché dal fuoco della mia gelosia  sarà consumata tutta la terra….”

(Bibbia, Libro di Sofonia, 3,8-9)

 

“LE SANZIONI NON SI DISCUTONO”, DESTRA E SINISTRA A CAPO CHINO DALL’ÉLITE DI CERNOBBIO

Alberghi di lusso, élite finanziaria e incontri a porte chiuse. Si tratta delle ricette che animano periodicamente i forum internazionali dove politica e mondo degli affari possono incontrarsi e prendere decisioni al di fuori dei parlamenti.

Il lato oscuro di Cernobbio

Rientra tra questo tipo di incontri il forum Ambrosetti, che si è recentemente tenuto a Cernobbio, sul lago di Como, presso la residenza rinascimentale villa d’Este. Quest’incontro, organizzato dal manager Valerio De Molli, riunisce capi di Stato, ministri, economisti, dirigenti d’azienda e giornalisti.

Per questi ultimi le regole sono piuttosto rigide: “Vi ricordiamo che si tratta di un’iniziativa privata. Preghiamo quindi i giornalisti di attenersi al rispetto delle regole di comportamento volte a garantire un sereno e proficuo svolgimento dei lavori. I rappresentanti dei media che mostreranno atteggiamenti irragionevolmente aggressivi o lesivi della privacy nei confronti dei relatori ed ospiti avranno revoca dell’accredito personale”.

Al forum Ambrosetti, come al Bilderberg, vige quindi la Chatham House rule, ossia i partecipanti possono liberamente divulgare le informazioni ricevute senza però rivelare l’identità né l’eventuale affiliazione di chi le ha fornite, né degli altri partecipanti. Quello che i media ci hanno quindi mostrato del forum Ambrosetti è solo una minima parte di ciò che in realtà accade dietro le quinte.

Da destra a sinistra, la politica unita di fronte alla finanza

Quello che è facile da intuire è la posizione di subalternità che la politica sembra mostrare nei confronti del mondo degli affari presenti al forum.

I leader dei principali partiti italiani presenti a Cernobbio, da Giorgia MeloniEnrico Letta, passando per Matteo SalviniAntonio TajaniGiuseppe Conte, hanno dato l’impressione di essere lì per conquistare la benedizione dell’élite finanziaria presente. E infatti tutti i messaggi lanciati dal palco, a prescindere dall’appartenenza politica, sono stati l’apoteosi della moderazione, unita all’elogio del vincolo esterno.

In cima all’agenda di Fratelli d’Italia, così come a quella del PD, c’è infatti l’attuazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, attraverso i fondi a prestito forniti dall’Unione europea. Un piano che vincola l’Italia a specifici obiettivi, decisi a Bruxelles, per i prossimi anni e che lascia poco spazio di manovra al prossimo Governo eletto.

Sanzioni, sanzioni e ancora sanzioni

Dopo il PNRR la politica cerca il consenso della finanza attraverso l’elogio dell’alleanza atlantica e del sostegno all’Ucraina. “Le sanzioni non si discutono” ha dichiarato la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, contraddicendo così la timida contrarietà che Matteo Salvini aveva espresso sullo stesso palco rispetto al pacchetto sanzionatorio contro la Russia. Ormai gli equilibri sono cambiati ed è Fratelli d’Italia a decidere la linea di politica estera per il centrodestra.

D’altronde è l’élite finanziaria a chiederlo e il Presidente dell’Ucraina Zelensky è infatti puntualmente presente ad ognuno di questi ritrovi a porte chiuse. Anche al forum Ambrosetti l’ex comico ha infatti registrato il consueto videocolllegamento, ormai divenuto una sorta di rituale religioso. Ed è piuttosto indicativo il fatto che Zelensky, tra tutti, abbia voluto ringraziare proprio Mario Draghi per l’impegno dimostrato nei confronti del suo Paese.

Byoblu,   5/9/2022

 

 

 

 

Ora che Putin spegne i caloriferi ci spiegano che il freddo fa bene

L’incapacità di gestire le conseguenze della guerra si scarica su famiglie e imprese. E si scatenano i teorici delle virtù dell’austerity. Sindaci, medici, editorialisti, sociologi: breve catalogo degli ipocriti del termosifone. Mosca: Nord Stream chiuso finché ci sono sanzioni. L’Opec taglia la produzione.

Senza gas è tutta salute, non l’avete ancora capito? La crisi energetica incombente somiglia alle tasse di Tommaso Padoa Schioppa: «È bellissima». L’ipotesi del generale inverno – non in Russia ma a Ladispoli e a Saronno – entusiasma gli esperti: «Il freddo è più salubre». Quanto alle docce gelate, sono l’elisir di lunga vita dei finlandesi e funzioneranno anche per gli ottuagenari nelle Rsa.

Se Vladimir Putin chiude i rubinetti ci fa un favore perché in questo contesto meraviglioso s’avanza una nuova figura metafisica: non il contribuente vessato che si vede scaricare sulle spalle ogni errore dei leader politici in Italia e in Europa, ma «il cittadino contributore».

Quello che il sociologo Mauro Magatti sul Corriere della Sera investe di ogni responsabilità sociale e il vignettista-filosofo Altan raffigurerebbe con l’ombrello dove non batte il sole. Ci risiamo. Riaprono le scuole e si riaffaccia il moralista collettivo con il ditino alzato. Suona la campanella e ripartono in automatico sui media mainstream le lezioni di educazione civica al cittadino trattato da Fantozzi, che si preoccupa per le bollette, è sfinito dai sacrifici e non capisce il valore terapeutico, democratico, salvifico di un novembre all’addiaccio.

Il copione ricalca quello della pandemia, quando Roberto «Sciagura» Speranza rinchiudeva tutti in lockdown, le coscienze anestetizzate cantavano dai balconi, i virologi ingrassavano terrorizzando le persone, Alessandro Gassman minacciava di denunciare i vicini di casa e un esercito di giornalisti dem tesseva le lodi del green pass più liberticida del globo.

Cambiano i protagonisti (tranne il minore dei Gassman, pronto a strillare per la luce accesa nelle finestre di fronte), non cambia l’attitudine a «erudire il pupo» sulla bellezza della crisi. Ha cominciato Giorgio Parisi, premio Nobel per la Fisica e tuttologo, dal quale ci attendiamo un libro di ricette sotto Natale: «Si può cuocere la tagliatella a fuoco spento». La Sora Lella lo faceva già 50 anni fa quando stava per finire la bombola del gas (una scaldata di due minuti e poi coperchio sulla pentola) ma la riteneva una sciagura neorealista, non un’idea meravigliosa.

Ieri al partito dei cantori dell’austerity si è aggiunto il primario di endocrinologia dell’ospedale Gemelli di Roma, Alfredo Pontecorvi: «Ridurre di qualche grado la temperatura delle stanze può fare solo bene alla salute ed esercitare effetti positivi sull’organo adiposo. Dal freddo abbiamo solo da guadagnare». Soprattutto gli anziani che vivono sull’arco alpino, dove gennaio è così mite, non nevica mai e l’umidità è un’ipotesi da allarmisti. Al ministero della Salute erano così preoccupati di salvarli dal Covid da lasciarli in balia delle più banali bronchiti.

Quanto aI vantaggio delle abluzioni gelate, Micromega spiega che «l’acqua corrente in casa è una condizione recentissima», facendo capire a noi consumatori fetenti e compulsivi che abbiamo vissuto benissimo senza. Per l’ispirata rivista progressista basta sostituire il verbo lavarsi con l’astruso sinonimo «deodorizzarsi» per avvertire meno l’urgenza di una doccia calda. L’atteggiamento snob rivela un vecchio pregiudizio: il riferimento ultimo dei progressisti non è il cittadino pensante ma il caro burattino lobotomizzato da socialismo reale.

Funziona così. Come per la pandemia, la comunicazione filogovernativa non si sofferma sugli squassanti errori strategici degli intoccabili nani di Bruxelles e dei loro referenti a Roma; non ammette che le sanzioni a Mosca sono un boomerang devastante in particolare per il nostro Paese in balia di No-Tap e No-Triv (lo si capiva già a marzo).

Il No-Gas passa direttamente alla fase 2: catechizzare gli italiani, insegnare loro a stare al mondo, indurli a credere che i sacrifici imposti da una politica suicida siano in realtà dei benefici. Chi cuce il vestito al potere giustificandone ogni giorno le debolezze ha un’unica certezza: contribuenti, aziende, artigiani sui quali vengono scaricati gli effetti della crisi non devono soltanto pagare ma anche ringraziare.

E ascoltare in religioso silenzio il sindaco di Milano, Beppe Sala, mentre annuncia la sua idea risolutiva: «Manteniamo l’ora legale tutto l’anno». In questo gioco è illuminante l’editoriale di Magatti, peraltro acuto osservatore della nostra società, che auspica sul Corrierone «comportamenti virtuosi». Consisterebbero nello scaricare su Fantozzi il prezzo della guerra, della transizione energetica, del new green deal e degli sguardi ammonitori di Greta Thunberg. Interessante.

Ma come? Inventando il cittadino contributore. «Noi non siamo solo contribuenti quando paghiamo le tasse», spiega il sociologo cattolico «ma siamo anche contributori quando partecipiamo attivamente alla realizzazione di quel valore condiviso che permette di rispondere prima e più in fretta alle sfide delle emergenze».

L’oscura circonlocuzione viene spiegata in un sommario: «Non si deve alimentare l’idea che alla fine il problema si risolva scaricando i costi sulle spalle dello Stato». Morale del No-Gas: zitto, paga, mettiti due pullover e ritieniti virtuoso. La collettivizzazione di stampo socialista degli errori commessi da dieci anni di governi grillo-piddini (in Europa e in Italia) traspare anche nella ricetta di Ferruccio De Bortoli, che sottolinea in un altro commento: «È indispensabile un radicale cambio di mentalità, risparmiare energia è una virtù». Trovare il buono in fondo a ogni pessima idea è nobile, scambiare le cause per gli effetti lo è molto meno; sempre la Sora Lella l’avrebbe chiamata una frittata rivoltata.

L’autunno sarà duro non solo per i sacrifici ma per il ritorno dei professori, che già prenotano gli sgabelli da Myrta Merlino e Lilli Gruber, passando per Corrado «Involtino» Formigli. Mentre in Francia si scaldano con il nucleare, in Olanda si arricchiscono con il prezzo del gas altrui e in Germania molto seriamente si invitano i cittadini a «stare al gelo per la libertà» senza infingimenti (così ha detto l’ex presidente federale Joachim Gauck), in Italia si va di favola governativa, di brodino imboccato dai competenti: state allegri perché senza gas c’è la decrescita felice.


Chi è perplesso sappia che è un’anima corrotta, insensibile alla modernità e va rieducato. Non capisce il fascino del ritorno al Paleolitico, raffigurato nelle grotte di Lascaux dall’uomo scimmia in monopattino.


La Verità,  6/9/2022

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ANNO III DEL REGIME SANITARIO-DIGITALE

 

 

 

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La strada verso l’inferno

GLR-CONSIDERAZIONI 35. Teste a perdere.

Terza guerra mondiale e Grande Reset

 

 

Il sito di La PekoraNera riporta un prezioso elenco continuamente aggiornato di notizie su malori e morte improvvise, assolutamente in continuo aumento. I giornali citati nell’elenco quasi mai creano una correlazione tra vaccinazione e malori o morti improvvise.

Ma sappiamo ( o dovremmo sapere) che siamo sotto un regime sanitario, quindi… Comunque a voi leggere, sapere  e riflettere.

LEGGERE QUI

 

Raccolta di sospetti eventi avversi da “vaccini anti Covid-19”, in ordine cronologico, provenienti dalla stampa italiana e internazionale. Inseriti così come pubblicati in origine, anche in lingua originale non tradotta. Lista aggiornata continuamente.

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Tante notizie sui danni delle mascherine, dei tamponi e degli pseudo-vaccini QUI

 

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